La vittima della delocalizzazione è la disoccupazione

La vittima della delocalizzazione è la disoccupazione

La disoccupazione come l’immigrazione sono i grandi nemici della democrazia. La Brexit è stata scatenata dall’immigrazione. La disoccupazione sta definitivamente importando precarietà nella vita privata.

Chissà perché nessuno ha capito che la delocalizzazione avrebbe portato assenza di lavoro. Oppure lo sapevano tutti e hanno fatto finta di nulla. Perchè? Non è finita. Chi deve ora pagare la responsabilità politica di un tale atto? La Confindustria, il primo vero responsabile della delocalizzazione, non è eleggibile dal cittadino. Quindi è al “sicuro” dalla reazione e rabbia della Nazione. Restano i partiti. Qui ci possono essere le reazioni più pesanti.

L’unica risposta alla delocalizzazione selvaggia in atto, si chiama RESHORING. E’ dal 2012 che ne parlo in Italia, ma nessuno lo capisce. Al contempo, il reshoring ha dato una risposta alla disoccupazione negli Usa e in Gran Bretagna. Per reshoring s’intende il rientro assistito delle imprese delocalizzate in patria. Questo avviene grazie a un sostegno economico offerto dalla Stato. Ci troviamo quindi nell’ambito della finanza agevolata. Allo Stato si aggiungono gli enti locali con altri sussidi. Come ad esempio costo zero sugli oneri d’urbanizzazione nel terreno dove costruire nuovi stabilimenti. Chi ci rimette nel reshoring sono la Cina, il Brasile e i paesi emergenti. Del resto l’Occidente è ora povero per aver arricchito questi popoli.

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