Una società (quella globalizzata) che ha cancellato il dolore soffrendo. Che strano! Non si parla o riflette sulla sofferenza pur soffrendo. Un’ulteriore incongruenza della globalizzazione
Una società (quella globalizzata) superficiale che ha annullato la sofferenza, illudendosi che la vita sia “giovane” e necessaria al consumo. Se all’epoca globalizzata gli si dovesse togliere il consumo, la moda, l’abuso del web e l’assenza di sofferenza, che resta? Ecco il punto: la globalizzazione è terribilmente povera di contenuti. La sofferenza e il dolore non sono affatto un valore e un contenuto (ciò vale solo per sadici e sadomasochisti). Il dolore non è l’essenza della vita, ma non possiamo neppure cancellarlo, perchè in ogni caso soffriamo. Com’è possibile far finta di nulla quando abbiamo questa “spada di Damocle” sulla testa?
Il punto critico è sempre l’aspetto culturale. Affrontare la vita imposta dagli schemi culturali globalizzati impone uno spessore di idee e valori che spesso non c’è. Supplendo con tensione nervosa ci si espone alla crisi del sistema nervoso. Ciò vuol dire che i più ignoranti (meno dotati di cultura) si ammalano di Parkinson? Assolutamente no! Questa sarebbe una chiave di lettura sbagliata, anche perchè molte persone che “hanno studiato”, in realtà sovra utilizzano il sistema nervoso.
Concludendo, una società (quella globalizzata) che trascura la sofferenza per abolizione è superficiale.
Made in China? No I can’t buy it. Prof Carlini