Una buona politica fiscale capace di coinvolgere il cittadino
Una buona politica fiscale è cosa rara. Al contrario abbiamo una diffusa oppressiva fiscale. E’ quanto accaduto in Italia negli ultimi anni. Lo strapotere fiscale sul cittadino in Italia, ha le sue motivazioni politiche. Infatti le conseguenze non possono che riflettersi sul voto politico. L’invito contenuto in queste parole è diretto e semplice. Nel caso si dovesse non essere soddifatti del fisco è bene andare a votare per penalizzare il partito responsabile.
In questo caso credo che in Italia, l’assenza di una buona politica fiscale sia imputabile al Pd. Quindi è sano che sia questo partito democratico a pagarne le conseguenze.
Cosa vuol dire una buona politica fiscale?
Sono tutti esempi di una buona politica fiscale. L’obiettivo è diretto nel collegare il cittadino a un bisongo reale e concreto. Certamente servono le tasse per “la sanità” come “la difesa”. Non c’è dubbio che una parte della tassazione non può che essere “anonima”. Oggi però siamo al quasi 100% d’anonimato o di non coscienza per le tasse pagate. Certo c’è il 2 per mille, resta però la non tracciabilità delle tasse pagate.
Questo non capire come sono impiegate le tasse, induce il cittadino a estraniarsi dalla dinamica statale.
Del resto la riforma fiscale sarebbe semplice. Fatto 100 quanto è dovuto, si potrebbe anche versare alla scuola del figlio e allegare la ricevuta. Non credo sia la fine del mondo in termini di complessità contabile. Forse non è un criterio applicabile, perchè lo stesso Stato non si fida dalle sua caserma o scuola. A questo punto non serve più una riforma fiscale quanto della pubblica amministrazione.