Una botta di ottimismo. Pensieri positivi del Prof Carlini

Una botta d’ottimismo non guasta se non è droga per immergersi nei sogni di un progetto che non decolla.

Una botta per crederci: IL FATTO

Un’azienda manifatturiera del Nord Est con 110 dipendenti e 10 milioni di euro di fatturato, di cui il 50% esportato, ha riunito, una settimana fa, i capi reparto perché non riesce più a mantenere i tempi di consegna alla clientela, causa un “eccesso” d’ordinativi, quindi si è convenuto necessario lavorare meglio e di più, salvaguardando gli standard di qualità.

IL SENSO

In un momento come questo abbiamo bisogno di “buone notizie” (appunto la botta) per riprendere a progettare, immaginare e sperare. Fermo restando la critica agli ultimi 12 anni, già espressa in precedenti articoli, per cui o si cambia stile di vita o la crescita va dimenticata, oggi però è giorno d’armistizio. La tregua dichiarata non vuol dire affatto “riposo”, ma riflessione festeggiando un successo. Significa che se un’impresa è riuscita a ottenere un bel risultato, in tale congiuntura, allora altri ce la possono fare. Il segreto è stato lavorare con tanta passione, ragionamento e impegno come tutti gli imprenditori, ma soprattutto sviluppando “un sistema” per fare squadra. Ecco quanto potrebbe mancare in troppi casi: metodo e sistema.

LA STRATEGIA

Emergono dei passaggi importanti sui quali riflettere. L’impresa ha perseguito delle strategie di lungo periodo per cui:

– ha coltivato in sé un consulente dalla primavera dell’anno scorso, addestrandolo nel capire a fondo i meccanismi e intrecci della proprietà con la stessa azienda e quindi le specificità di prodotto e processo. In definitiva il consulente è stato formato nel capire l’azienda cliente, in un’interazione costante d’idee e punti di vista che, a volte, sono stati anche conflittuali;

– per consentire questa osmosi, il direttore amministrativo è riuscito con agevolazioni di legge di diverso tipo a non spendere nulla per “avere in casa” il consulente almeno 2 giorni alla settimana. Qui entriamo in una vera e propria “magia”, grazie alla quale l’impresa non ha impegnato alcun denaro di suo, ma solo anticipato ciò che è stato o verrà versato in meno in tasse o rimborsato;

– è stato avviato per la prima volta un vasto processo d’internazionalizzazione coinvolgendo una settantina di paesi oltre quelli europei. Di fatto è stata superata la dimensione agente–partecipazione alle fiere, per accedere a un livello di presenza sui mercati esteri per clienti potenziali/effettivi direttamente da parte della proprietà, utilizzando fondi messi a disposizione dalla legge, quindi senza alcun aggravio di spesa sulle casse dell’azienda. Non solo: in questa nuova geometria, il consulente resta “nelle retrovie” per studiare e analizzare i mercati indirizzando la proprietà all’estero. Ne consegue che l’immagine dell’azienda è sempre quella della proprietà impegnata ancora di più in prima linea. Con un sistema di questo tipo, oggi si sta affrontando l’ipotesi d’aprire delle dipendenze o in Canada agendo verso gli Stati Uniti o in Brasile, e incoraggianti risultati ha dato l’India.

COSTI E BENEFICI

Ogni progetto e annesso risultato ha dei costi che vanno quantificati e confrontati con gli esiti. Per quanto concerne questo progetto, sono stati sostenuti investimenti (tutti rimborsati o in corso di recupero grazie ad apposite leggi) per 27mila euro nel 2011 e 40 mila di consulenza con 100 mila di spese, in sviluppo nell’anno in corso. I vantaggi sono una crescita del fatturato estero del 12% e una diversa politica del personale interna, tale da contribuire ad abbattere l’assenteismo di un paio di punti percentuali (complice soprattutto la crisi). Ovviamente è stato introdotto un nuovo sistema di contabilità industriale, per identificare i centri di costo nel singolo reparto produttivo e conseguentemente tarata per una politica di prezzo più elastica. In particolare per l’estero, si studia un prezzo “Africa” diverso da quello “Giappone”, al fine di meglio interfacciarsi sui mercati.

CONCLUSIONI ALLA BOTTA DI OTTIMISMO

Non resta che applaudire a questo metodo di lavoro, capace di salvaguardare imprese e maestranze.
Auguriamoci buon lavoro.

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