Un Guaio: studio del “guaio” per trarne una logica e lezione. Su tutto la ricerca dell’utile di Giovanni Carlini – sociologo e uomo di marketing
Un guaio: purtroppo, nella vita e quindi nel lavoro, ci sono anche i “guai”. Questa rubrica, ospitata da Siderweb, cerca le diverse esperienze negative per commentarli insieme ai lettori. L’obiettivo è trarne una lezione.
Nel mondo dell’alluminio c’è un grande marchio che sta facendo i “capricci”. Il quesito è se mantenere in Italia la produzione, nonostante le garanzie offerte dal Governo. Fermo restando che la ricerca dell’utile è un dovere assoluto di ogni impresa, in questo caso il problema (come sempre) è ancora più complesso.
La multinazionale in realtà si trova spiazzata sul prodotto. E’ accaduto che non innovando ha perso quote di mercato. Non solo. la multinazinale soffre anche per un management non adeguato. E’ la fine, appunto un guaio.
Studiando questa realtà d’impresa, emerge come la scala di problemi nasca da un unico punto focale: uomini sbagliati. Da qui nasce l’assenza di una comunicazione. La produzione d’idee e la capacità di discutere di concetti. Infine lo stile d’impresa. Tutti tratti comportamentali la cui carenza individua una impresa in crisi. Ecco un guaio.
L’assenza di un prodotto adeguato e una corretta politica dei prezzi ha spinto le metà dei distributori a formare un Consorzio.
Più distributori si sono così riuniti intorno a un produttore lancando una serie di podotti d’alluminio “made in Italy”. Che nel futuro la grande impresa multinazionale si risollevi, ormai conta veramente poco.
Tornando al Consorzio, concettualmente è “perfetto” come idea, quando si entra nel dettaglio nascono dei pericolosi problemi di struttura.
Chi voglia nel futuro percorrere questa strada è bene che annoti i “pericoli mortali”. Nel dettaglio si scopre una posizione dominante, di un consociato. Non solo, ma per stile di comunicazione ricalca le peggiori esperienze della stessa multinazionale dalla quale si sono sottratti.
In un contesto di “soggezione e non identificazione” si sommano altri 3 grandi problemi:
a) la non volontà a definire “nero su bianco”, le nuove aree d’influenza commerciale;
b) l’assenza di una struttura organizzativa interna;
c) la possibilità che altri possano entrare nel Consorzio danneggiando i già consorziati.
Conclusioni
Ho voluto descrivere i passaggi fondamentali di una vicenda in corso. I principali insegnamenti sono:
– i guai (sia commerciali che di prodotto) derivano sempre da un management sbagliato o incapace di autocritica. Sono reduce da una consulenza di ristrutturazione presso una spa da 120 dipendenti e 50 mil di euro di fatturato. Ho consigliato, dopo 3 mesi di lavoro, l’azzeramento dei manager. La proprietà non ha voluto seguire il consiglio. Ora (2 mesi dopo il termine della consulenza) è in procedura fallimentare;
– molte imprese non hanno imparato l’ABC (comunicazione, ascolto, energia, prodotti adeguati al mercato, marketing, qualità etc.). Peccato. Non hanno imparato e non ascoltano! Si apre così lo spazio a nuove aziende. Il guaio è che anche quest’ultime rischiano di comportarsi peggio;
– la chiarezza è un’arma che invita alla fedeltà;
– attenzione all’organizzazione nevrotica (urlo come sistema di comunicazione, incapacità nell’affrontare un tema, nervosismo patologico) Tutto ciò alza il costo della gestione aziendale.
Buon lavoro a tutti.
Per quanto tempo possiamo resistere così senza una revisione del sistema