Transizione digitale e assolutismo. Prof Carlini

Transizione digitale intesa come offesa alla democrazia e contrazione dell’area privata del cittadino finalizzata alla riduzione del costo di gestione del cittadino da parte della Pubblica Amministrazione.

Chiarito come nel precedente studio qui pubblicato, l’informatica debba essere una scelta e non un’imposizione (vedi il Comune di Milano ad esempio che ha imposto la via digitale nel dialogo con il cittadino ma anche l’Ufficio passaporti, incapace di relazionare direttamente con il cittadino) ora va approfondito un altro concetto: la fragilità del sistema virtuale.

Grazie alla guerra tra l’Ucraina e la Russia si è potuto toccare con mano quanto sia cancellabile e corruttibile il mezzo virtuale.

Per virtuale s’intende qualcosa di non reale.

La carta, il libro, come il quotidiano sono reali. Il libro è concreto sfidando i secoli. Virtuale è invece quello che non c’è, che non esiste e che noi riteniamo sia reale.

Ogni informazione “salvata” su chiavetta o altri strumenti virtuali può essere persa (tempesta magnetica) o corrotta da “altri”.

Infatti, come diretta conseguenza della pessima esperienza ucraina nella guerra con la Russia, pare che le banche italiane stiano stampando tutti i dati esponendosi all’eventuale perdita per cause varie alle sole ultime 24 ore. Laddove questa notizia sia confermata, si conferma come solo la stampa, la fisicità del dato ne assicura la conservazione e gestione. Questo è un “brutto” messaggio lanciato alla Scuola italiana che si è voluta limitare al solo virtuale, non potendo più garantire certezza e recupero dell’informazione in caso di voluto danneggiamento del sistema.

Infatti chi si ritrova nell’area della sinistra politica è molto spinto verso il virtuale, perchè? E’ semplice. Già è stato scritto che il virtuale contrae il privato del cittadino socialisteggiando la dimensione sociale. Uno di sinistra vuole per dogma e fede, una società priva di dimensione individuale e arricchita da sfere di vita privata!

Possiamo pensare d’avviarci con il virtuale e la transizione digitale a vivere in una società priva di democrazia come la Cina e la Russia?

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