Tampone anti virus SI o tampone al solo bisogno. Prof Carlini

Tampone da farsi su tutta la popolazione per individuare gli infetti o solo al bisogno? Questo dibattito è aperto ma sotto traccia rispetto alla pandemia in corso.

In Italia è stato fatto ampio uso del tampone su interi strati della popolazione andandosi a cercare i casi d’infezione polmonare; all’estero si è scelto diversamente.

La posizione britannica, ad esempio è di limitare al proprio domicilio chi è forse infetto. Terminata la quarantena i casi solo due: o si è infetti o non lo si è.

Nel caso si sia infetti potrebbe servire il ricovero ospedaliero oppure no.

La via seguita dall’Italia è completamente diversa andando a cercarsi gli ammalati (grazie al tampone) per isolare l’infezione.

Chi ha ragione?

Il tema è stato già affrontato in altro studio qui pubblicato oggi stesso a cui si rinvia per le due politiche di gestione dell’infezione polmonare cinese:

lo studio che descrive le due politiche adottate al momento in crisi da corona virus.

A questo punto l’uso diffuso o limitato del tampone non è una scelta a caso, ma risponde a una precisa volontà politica: scelta italiana o europea?

L’opzione europea (vedi Francia, Germania e Gran Bretagna) è per il lasciar correre l’infezione accettando alte percentuali d’infetti e una mortalità al 3%.

Che il tampone costi 300 dollari o sia strumento nelle mani dell’ASL diventa a questo punto non rilevante.

Il premier inglese oggi ha dichiarato: il 60-70% della popolazione verrà contagiato il che vuol dire che su 66,4 milioni (dati al 2018) saranno almeno 40 milioni.

Il 3% di mortalità comporta un numero di decessi pari a 1,2 milioni d’inglesi

Per quanto cinico sia il pensiero inglese, pare che altrettanto sia per francesi e tedeschi, ovvero il prezzo per non fermare il sistema economico.

Lo stesso valore di 1,2 milioni di decessi sarà anche per l’Italia? E’ qui che si valuta la diversa politica italiana rispetto all’Europa, ma non è finita.

Con un numero di decessi inferiore al milione, gli italiani sapranno riaprire il sistema economico che abbiamo chiuso per 2 settimane, ma che invece saranno almeno 3 mesi?

Ad oggi, 13 marzo i decessi in Italia sono “solo” 1.000.

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4 comments

Massimo Rebessi 14 Marzo 2020 - 11:04
.......Per quanto cinico sia il pensiero inglese, pare che altrettanto sia per francesi e tedeschi, ovvero il prezzo per non fermare il sistema economico......... Buongiorno Prof. tutto sta a comprendere quanto vale una vita umana per il sistema finanziario ! Credo poco o addirittura nulla......Il "mostro" della grande finanza non vuole ostacoli pur di procedere nella direzione indicata ed è pronto a schiacciare tutto o tutti pur di perseguire il fine diabolico di accumulare danaro e potere. E' palese che il sistema industriale si ferma da sè, in quanto il personale ammalato non si reca in fabbrica, e pertanto la produzione si ferma comunque, ed allora perchè non bloccare tutto per un limitato periodo, che permetta al virus di estinguersi naturalmente e poi riprendere ? Il tessuto produttivo e commerciale, ripeto, si fermerebbe lo stesso per mancanza di addetti, ma sembra che la finanza dei grandi gruppi, la finanza delle borse non consideri tutto ciò e spera e vuole che tutto proceda come se nulla fosse. A farla da padrone ci saranno le speculazioni, e nulla mi distoglie dal pensare che certe affermazioni e comportamenti che fanno oscillare le percentuali borsistiche non siano architettati ad hoc per spaventare gli investitori e poi lucrare sulle loro vendite. Come avrà capito io di borse e di finanza ci capisco poco, ma credo di sapere che se in borsa i listini perdono perchè gli investitori vendono, dall'altra parte c'è qualcuno che compera........ Ritornando alla questione iniziale, credo che in Italia stiamo facendo la scelta giusta, anche se con i distinguo di un Governo che non brilla certo per decisioni immediate e decise, e che ha un comportamento servile e pauroso nei confronti della comunità europea. Onore all'opera dei medici ed infermieri degli ospedali ed alla Protezione Civile (della quale ho l'onore e l'onere di far parte) che si stanno prodigando per aiutare la popolazione . Io abito in una delle zone più colpite in nord Italia, e vivo quotidianamente la situazione, essendo per servizio di PC spesso fuori. La saluto cordialmente
Giovanni Carlini 14 Marzo 2020 - 11:54
carissimo, grazie per avermi scritto. Sa dove il sistema del "tutto chiuso a favore della salute pubblica" fallisce miseramente? SUL TEMPO. Se la prevenzione si limita a poche settimane in effetti l'idea è valida; il caso contrario su 4 o 6 mesi invece espone a un disastro.
Massimo Rebessi 14 Marzo 2020 - 19:45
Concordo, infatti si sta parlando di 2 max 3 settimane di chiusura. Nel caso fossero di più, concordo con Lei che la situazione si aggraverebbe. Ma resta sempre il fatto che le strutture vivono e producono se il personale le fa funzionare. Il disastro sarebbe globale ed allora si che vedremmo le situazioni da "disaster movies" dove la connivenza civile ed ordinata sparirebbe per lasciar posto al caos totale !
Giovanni Carlini 14 Marzo 2020 - 21:39
Tanto per iniziare grazie per essere qui ed apportare idee e concetti. Il timore/sensazione è che IL TEMPO di gestione della pandemia da virus cinese in Italia non sia affatto limitato a poche settimane ma richieda dai 4 ai 6 mesi il che spiazza ogni teorizzazione del blocco (che va bene per 3 settimane) ma si dovrebbe investire questi 20 gg nel creare quelle condizioni di lavoro sicure negli stabilimenti necessari all'interesse nazionale. Mi spiego. Serve un elenco delle imprese strategiche alla salute e benessere nazionale. In Italia ci sono 4,5 imprese con una media di 3,1 dipendenti a testa, di queste 1,7 milioni sono imprese artigiane. Il Governo (che non è capace di agire) dovrebbe in 72 ore individuare le imprese necessarie allo sforzo della sopravvivenza e organizzare all'interno di esse le condizioni base di lavoro sicuro. Non mi pare che ciò stia avvenendo; peccato, mi dispiace tanto.

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