Storia sociale della guerra: la Nazione in armi

 

Inizia così il riepilogo di uno dei più appassionanti capitoli del libro, Storia sociale della guerra. La scelta non è a caso, essendo la vigilia dell’elezione del Presidente degli Stati Uniti. E’ possibile, come già avvenuto per la Brexit, che l’America anticipi nuovi stili politici in era post globalizzazione. Il mondo sta cambiando abbandonando la globalizzazione rea d’aver mancato tutte le promesse. Donald Trump e la Brexit esprimono le nuove risposte alla crisi della globalizzazione.

La nazione in armi è un concetto dell’Illuminismo che ha trovato applicazione oltre Atlantico nel nuovo mondo. Al posto delle guerre di religione, terminate con le Paci di Vestfalia del 1648, 130 anni dopo torna prepotente la passione nella lotta. Stavolta il protagonista è il senso nazionale. Serviranno altri 100 anni (nel 1880) perché il senso di nazionalità maturi in nazionalismo. Certamente le guerre di religione lasciarono delle sofferenze assurde e indicibili in Europa. Sicuramente molto di più in morti e sofferenze, concretizzò il nazionalismo.

Montesquieu, per primo, pensò a un esercito di cittadini a difesa dello Stato. Rousseau, dalla Svizzera, tradusse il tutto in milizie armate. Fu però lo stratega francese GUIBERT (morto l’anno della Rivoluzione francese – 1789) a unire massa e tattica. Per Guibert il futuro sarebbe stato dominato da eserciti di massa in una guerra manovrata. Una rivoluzione!

In seguito alla rivoluzione francese nel 1789, gli austriaci tentarono di restaurare Luigi 16°. Fu guerra! Nel 1792 i francesi attaccarono con entusiasmo perdendo su tutta la linea. Famosa fu la diserzione del più importante generale francese. Addirittura la Francia fu invasa dagli austriaci che imposero la CONVERNZIONE, per gestire la Repubblica. Pur perdendo la guerra, alla Francia restò l’entusiasmo d’aver vinto 1 battaglia: Valmy nel 1792. Fu sufficiente. Valorizzando l’onore conquistato a Valmy, la Francia potè riorganizzarsi, cancellando la Convenzione e lanciando il regime del Terrore (DIRETTORIO). Fu questo regime dispotico, per assicurare la sua sopravvivenza, a ricorrere alla nazione in armi. Furono avviate le più grandi riforme per la forza armata, la storia ricordi. Il grande architetto militare del regime del terrore fu CARNOT che:

  • confermò l’idea del battaglione come unità organica che fu inserito nella divisione. Lo spezzettamento dell’esercito in grandi unità, si rese necessario dall’elevato numero di soldati in armi. Il Regime chiamò ben 3 milioni di francesi sotto le armi. Ben pochi tornarono a casa, finchè Napoleone fu in attività;
  • s’introdusse l’artiglieria, in forme massicce, come arma a pari dignità della fanteria. Furono anche introdotte delle novità tecniche. Va ricordato il mirino, ma ancor di più la costruzione per pezzi del pezzo d’artiglieria. Recependo dagli austriaci l’arte d’assemblare in parti il sistema d’arma, se ne potè garantire la manutenzione. Cannoni soggetti a minori rotture o difetti assicurarono una celerità di tiro maggiore. Oggi tale innovazione appare solo come uno dei tanti progressi della scienza, in realtà fu rivoluzionaria. Vale ricordare che in questo momento un elicottero, ad esempio, è composto da 45mila pezzi di ricambio. Ogni pezzo ha la sua vita in ore di volo. Una nave è articolata su 700mila parti di ricambio. Ogni parte va sostituita dopo un certo numero di ore di moto a seconda del pezzo.
  • Con il successivo contributo di Napoleone iniziò a farsi strada l’idea del battaglione leggero poi evoluto in brigata. Sia i francesi sia gli inglesi studiarono questa applicazione come qualcosa di molto snello nel combattimento. A differenza dal passato e con gli insegnamenti ricevuti in Nord America, il btg. leggero si basò sull’iniziativa e individualismo del combattente. Mentre prima di quest’epoca, le forze in combattimento erano bloccate e soggette a un’unica azione (si pensi alla compattezza della falange), con l’unità leggera si puntò all’infiltrazione nelle linee nemiche. Si può dire che si riprese la lezione di QUINTO FABIO MASSIMO contro Annibale nella guerra di guerriglia del 200 a.C. Gli inglesi modificarono, in questo modo, completamente il sistema d’addestramento, pervenendo a un fattore umano molto indipendente e intraprendente. L’anima dell’innovazione fu Il Duca di York. A sua volta il comandante, Sir John Moore sperimentò con successo in Spagna l’idea di brigata leggera contro i francesi dal 1800 al 1814.

Dalle innovazioni di CARNOT, sviluppando le idee di GUIBERT, si arriva a Napoleone. Bonaparte emerse nella repressione di moti popolari, nel 1793, a Tolone, utilizzando l’artiglieria contro i civili. Fu un massacro. Tale volgare ferocia piacque al regime del Terrore che lo promosse e inviò come Generale in Italia contro l’Austria.

Per combattere con successo, Napoleone fece ampio ricorso all’ideologizzazione del soldato. Appositamente, Bonaparte lanciò le sue truppe a Lodi, contro gli austriaci, in scontro frontale, per i troppi uomini al suo comando da vettovagliare. Questa volgarità, comunque fece crescere la fama di Napoleone come condottiero anziché macellaio. Il tutto grazie all’ideologia.

Con Napoleone l’esercito raggiunse il punto ideologico di maturità. Poco importa se invase l’Italia per liberarla occupandola. In realtà anche il nostro paese servì come serbatoio di nuovi soldati da spedire in Russia. Solo dalla Spagna, i francesi, non prelevarono alcuna recluta, perché considerata non educabile ai valori della Rivoluzione.

Le grandi novità introdotte nella storia da Napoleone furono diverse ma non di carattere tecnico. Bonaparte fu restio alle innovazioni. Addirittura abrogò il nascente corpo degli aerostati che avrebbero evitato la sconfitta di Waterloo! Il genio incontrastato di Napoleone fu la disinvolta strategia che seppe applicare sul campo di battaglia, per cui;

  • cercò di confondere le truppe del nemico attraverso la diffusione di messaggi rivoluzionari e di chiaro stampo ideologico: fraternità, libertà, uguaglianza;
  • operò massicciamente cercando d’ingannare il nemico con finte mosse al fine di destabilizzarlo. L’inganno e l’ideologizzazione furono parti integranti della lotta nella strategia napoleonica;
  • Lo scontro con il nemico, per Napoleone, fu sempre frontale e con grandi innovazioni. Grazie all’articolazione dell’esercito in divisioni, Buonaparte prima dell’attacco finale con la cavalleria, attese che il nemico fosse aggirato e attaccato alle spalle. Solo al suono dell’artiglieria francese, alle spalle del nemico, Napoleone concentrò le sue artiglierie in un solo punto, generalmente sul centro dello schieramento avversario. Esattamente in quel luogo, la cavalleria francese, avrebbe scardinato il sistema difensivo avversario;
  • Oltre all’artiglieria massicciamente impiegata, Napoleone attiverà l’ordre mixte. Si trattò di un sistema per far avanzare le truppe in battaglia molto contestato dagli inglesi. In pratica la fanteria francese muovendosi al passo di 120 al minuto si configurò già in ordine di battaglia, senza perdere altro tempo nello spiegamento delle truppe davanti il nemico. Inoltre, e qui Wellington contestò per anni e vinse sempre sui francesi, Napoleone portò per scaglioni (battaglioni) gli uomini avanti per colonne. Gli inglesi invece preferirono combattere per linee, specie se protetti dalla cresta di una collina. A Wellington interessò “scoprire” le sue linee orizzontali solo quando il nemico, reduce dai colpi d’artiglieria inglese inferti, fosse avanzato faticosamente oltre la cresta di collina per ricevere le prime scariche di fucileria;
  • Sul piano tattico va ricordata la maniacale attenzione di Napoleone al dettaglio topografico. Lo studio della mappa, nei più minuti aspetti, divenne arte. Per questo scopo fu fatto grande uso della cavalleria da Napoleone in funzione di ricognizione e scoperta.
  • Napoleone investì molto nel sistema dei trasporti lasciando alla Francia un’importante rete di collegamenti interni;
  • La nuova guerra ideologizzata da Napoleone si distaccò dallo scontro da operetta per assumere il ruolo di distruzione del nemico. I francesi si scontrarono per uccidere il nemico. Fu una novità. La distruzione di uno Stato fu già sperimentata ai danni della Polonia nel 1772, 1793 e 1795. Fu una prova che anticipò una nuova era che si sarebbe consolidata nel Novecento.
  • Oltre all’introduzione dei pezzi di ricambio (concetto già descritto) in artiglieria, Napoleone potè contare su una nascente e importante industria manifatturiera, in grado d’approvvigionare quanto necessario a un esercito di massa. Finalmente la nazione in armi ebbe anche il supporto industriale.
  • Casualmente scoperto nella battaglia di Marengo del 1800, Napoleone seppe utilizzare le riserve da lanciare all’ultimo momento in battaglia. Accade che una divisione francese giunse in ritardo a Marengo, in battaglia contro gli austriaci. Prontamente fu gettata nella mischia vincendo. In mezzo a forze stremate, la divisione fresca e appena pervenuta sul luogo dello scontro, rappresentò la differenza. Napoleone capì la novità che replicò sistematicamente in tutte le successive campagne come ad Austerlitz.

A Lipsia (battaglia delle Nazioni) nel 1813 i francesi furono battuti, Napoleone dovette “emigrare” all’isola d’Elba, per poi tornare e battersi all’ultimo a Waterloo nel 1815.

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