Il silenzio è un problema crescente per le imprese italiane di ogni tipo, ordine e grado; dalle PMI alle più evolute. Si tratta di un problema culturale e generazionale da parte di persone che solitamente non sanno comunicare se non nelle forme di messaggeria tipiche del web o con la pubblicità (che ha un costo) ma la capacità di dire e trasmettere pensieri, emozioni e concetti è venuta meno sostituita dal silenzio.
Vediamo una serie d’esempi pratici.
Una cliente che da 50 anni compra sempre allo stesso marchio di supermercato, telefona per una “protesta”, l’azienda non gli risponde né per email né per lettera. Il silenzio è la base per un grande – grandissimo nome della GDO italiana.
Spesso viene scritto alle società di ricerca personale, non rendendosi conto che il manager disoccupato di oggi, dovrebbe essere il loro cliente di domani, perdendo, in questo modo opportunità.
Si scrive o telefona alle imprese le quali “ringraziano per essere state chiamate” (grazie per il formalismo) ma poi per il disbrigo della pratica richiedono che vengano chiamate e ri-chiamate ancora e ancora, incapaci di prendersi un appunto su un’agenda e segnalare all’utenza l’esito.
Forse stiamo parlando di fantascienza!
Certamente se fosse possibile curare il marketing di un’azienda, con nuovi livelli di relazione sociale, cancellando il silenzio come risposta, quest’impresa assurgerebbe al centro del dibattito nazionale con le ovvie conseguenze sul fatturato.
Il silenzio non è una risposta.