Robert Malthus rappresenta il pessmismo che segue all’ottimismo di Adam Smith (1723-1790). La differenza tra i due intellettuali è che Adams pensa al capitalismo mentre Robert lo vive. Sostanzialmente si replica il contenzioso in atto negli anni 2015-2018 sulla globalizzazione. Chi apprezza la globalizzazione la pensò, chi la critica la sopporta e ci soffre dentro.
Con tale confronto storico si apre la puntata numero 10 delle sintesi tratte dal testo di Economia Politica del prof. Zamagni.
Robert Malthus vivendo la cruda realtà della prima industrializzazione favoleggiata e mitizzata da Smith reagisce schierandosi. I due campi di ricerca di Malthus sono:
- la conflittualità sociale e la condizione dei poveri;
- la redistribuzione della ricchezza tra proprietari terrieri e borghesi.
Relativamente al primo argomento la posizione di Robert Malthus è drastica: non aiutare i poveri, che muoiano! Perchè una posizione così cruda?
Per Malthus non si dovevano aiutare i poveri, ma lasciarli morire per non incrementare la popolazione.
Il secondo tema nel quale si “tuffa” Malthus, esprime la lotta tra agicoltura e industria. Chi va protetto e rilanciato? La posizione di Malthus è a favore dei proprietari terrieri per 2 ragioni:
– i possidenti terrieri consumano e nel consumo sostengono gli industriali;
– il cibo è necessario per vivere.
Va ricordato come nel Tabelau économique del fisiocratico Quesnay pubblicato in solo 3 copie nel 1758 gli imprenditori sono considerati classe sterile. Sterile nel senso che non produce più di quanto riceve. Forte di questo concetto, Malthus che nasce nel 1766 considera solo i possidenti terrieri produttivi.
Made in China? No I can’t buy it. Prof Carlini