Ricerca di soluzioni sul mercato degli stampi: Assofermet. Prof Carlini

Ricerca di soluzioni. L’incontro a Milano di Assofermet

Assofermet ha cercato, nell’incontro di mercoledì 29 aprile 2010, tenuto a Milano, di passare dalla descrizione degli effetti delle difficoltà di oggi sul sistema imprese, alla ricerca di soluzioni.

PREMESSA
L’incontro, il cui merito e ringraziamento va ad Assofermet, si è sviluppato in sole 3 ore in cui più voci hanno preso la parola. Curioso è stato il “benvenuto” da parte dei responsabili delle 4 branche dell’Associazione, perché in almeno 3 casi il tono di fondo è stato: “il peggio è passato”. Si nota una sorta di “fretta-affanno”, nel liquidare un evento che ancora non si è pienamente sviluppato. Infatti il moderatore si è affrettato a descrivere le diverse teorie che per il momento tentano di spiegare questi ultimi mesi. In particolare ci sono studiosi che cercano di dare una forma alla crisi. Chi la definisce a “V” indica una fase di forte tracollo a cui dovrebbe seguire un’altrettanta ampia ripresa (questo pensiero è minoritario). Chi la identifica in una “U” riprendendo gli aspetti prima definiti ma addolcendoli (anche questo modo di interpretare è minoritario). Infine la maggioranza degli analisti pensa a una “L”, con una lunga stagnazione, “reduce” del calo repentino dei volumi di produzione su scala mondiale. Sul piano delle soluzioni offerte agli imprenditori presenti si sono concretamente descritti 3 diversi livelli per aggredire la crisi.

LE SOLUZIONI PROPOSTE – prima visione d’insieme
Il primo passa attraverso l’allargamento della cassa integrazione a quelle attività industriali e commerciali che prima ne erano escluse. Quindi due funzionari dell’INPS hanno spiegato il concetto di CIGO “derivata” (novità in vigore da aprile) che risulta, a differenza di quella tradizionale, da una specifica concertazione con gli enti locali, mentre quella tradizionale rientra ancora nel rapporto azienda-Inps-sindacati.
Le altre 2 leve su cui fare affidamento, sono state individuate sia nella garanzia al credito, mettendo il dito nella piaga del rapporto banca-fido-impresa, che infine sui finanziamenti comunitari all’innovazione. Nel primo caso è stato descritto il sistema dei Confidi, ovvero consorzi che svolgono attività di garanzia collettiva dei fidi, favorendo l’accesso al credito bancario che sarebbe così garantito verso la banca al 50%. Su ciò una signora presente ha chiesto: come si accede a questa garanzia? La risposta è stata che fino a 500.000 euro è la stessa filiale della banca ad attivarsi. La UE invece entra in questo contesto puntando all’innovazione e alla ricerca. L’obiettivo è semplice: mantenere il vantaggio tecnologico occidentale sui paesi emergenti. Da quanto qui descritto ci sono quegli spunti per successivi approfondimenti che ogni impresa dovrebbe verificare con i propri consulenti con una considerazione di base: oggi fare impresa è più difficile rispetto a solo 6 mesi fa. Per restare sul mercato servono quindi non solo nuovi strumenti (qui descritti) ma anche la capacità d’usarli. Chi in azienda oggi studia la situazione e il da farsi? Dalla crisi se ne esce non aspettando che passi, ma aprendo un tavolo di confronto permanente che analizzi i singoli scenari e mercati con mosse e contromosse, ricerca e sviluppo, formazione e qualificazione alle maestranze, contrazione delle spese di produzione, nuove fonte di approvvigionamento, analisi critica dei prezzi praticati e immagine.

LA NUOVA CASSA INTEGRAZIONE – cenni introduttivi
Come noto esiste la Cassa integrazione Guadagni che è gestita dall’INPS (Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti) Interviene per integrare la retribuzione dei dipendenti, sollevando l‘imprenditore da una parte notevole del suo costo del lavoro e quindi garantire la continuità delle attività. La cassa è di due tipi: ordinaria e speciale, comunque entrambe si applicavano (fino ad aprile 2009) solo alla grande impresa industriale, commerciale e cooperative industriali.
La differenza tra CIGO e CIGS è non tanto nella durata dell’intervento (13 settimane prorogabili a 52 solo per casi di contrazione dell’orario di lavoro per la cassa ordinaria, mentre la durata sale a 36 mesi per la straordinaria) e non risiede neppure nella speranza che l’impresa si riprenda (è una delle condizioni poste a base per entrambi gli interventi) del resto l’importo corrisposto è ugualmente in misura dell’80% della retribuzione, ma nella tipologia dell’evento dannoso contro l’impresa. Quindi se la CIGO è per eventi non dovuti alla volontà dell’impresa e comunque brevi, la CIGS scatta per decisioni assunte dalla direzione dell’impresa, che si dipanano sul lungo periodo (tra l’altro processi di ristrutturazione, organizzazione o riconversione, passaggi di proprietà finalizzati al cambio della natura produttiva, oltre al concetto di crisi aziendale che già si ritrova nella CIGO come “situazioni temporanee di mercato”)
Quando si parla di CIGO o CIGS in deroga, si intende quella categoria di lavoratori prima esclusa dall’applicazione del beneficio. (appunto da qui la deroga alla norma) per la cui applicazione entrano in campo anche gli enti locali.
Nel complesso degli interventi a tutela dei posti di lavoro e mantenimento dei livelli occupazionali, vanno ricordati anche altri strumenti come ad esempio contratti di solidarietà (CDS) che consistono in una concertata riduzione di orario (e retribuzione) di lavoro per una durata tra i 12 e i 24 mesi prorogabili di altri 24, pari al 60% della retribuzione persa.
Quando si parla di mobilità allora entriamo in un altro ambito, che non è più la tutela del posto di lavoro, ma l’aiuto a chi è ormai disoccupato. In questo caso, oltre l’indennità di disoccupazione ordinaria, esiste anche la mobilità che ha forme e consistenza più elevate (pari alla CIGS per l’80% del reddito con durate variabili all’età e alla zona geografica – per esempio: da 40 a 49 anni per 24 mesi, nell’Italia del nord, mentre l’indennità di disoccupazione è solo di 8 mesi e pari al 60%)

LE DISPONIBILITA’ FINANZIARIE IN CAMPO SULLA CASSA INTEGRAZIONE
«Sono molteplici le misure di sostegno al reddito – ha spiegato Clara Pia Claudiani, responsabile team prestazioni a sostegno del reddito della Direzione Regionale Lombardia dell’INPS – Si tratta di strumenti finalizzati ad attenuare l’impatto sociale di licenziamenti collettivi, disoccupazione, ristrutturazioni e riorganizzazioni, crisi aziendali, sospensioni dal lavoro. In termini economici sono stati stanziati 1,5 miliardi di euro per il periodo 2009-2010. Di questi, 70 milioni di euro saranno destinati alla Lombardia. «E’ un importo apparente corposo, ma in realtà esiguo – ha detto Sonia Pantoni della Direzione Regionale Lombardia dell’INPS – poiché nel solo primo trimestre del 2009 abbiamo ricevuto richieste per 40 milioni di euro».

I RIFERIMENTI DI LEGGE PIU’ RECENTI IN EVOLUZIONE

Si tratta del Decreto Legge 10.2.2009, n. 5 (noto come “incentivi”) convertito con modificazioni nella Legge 9.4.2009, n. 33. La novità principale, ai fini dell’amministrazione del personale, riguarda l’introduzione dell’art. 7-ter, che apporta modifiche ai recenti interventi legislativi in merito alla concessione di trattamenti d’integrazioni salariali e di disoccupazione in deroga alla legislazione vigente, contenuti nell’art. 19 del Decreto Legge n. 185 del 29 novembre 2008 (decreto anti-crisi), convertito nella Legge 28 gennaio 2009, n. 2. L’aggravarsi della situazione ha reso necessario, un ulteriore intervento in materia di ammortizzatori sociali, modificando di fatto l’impianto già profondamente rinnovato dal decreto anticrisi. Il fine ultimo è quello di perseguire sia una estrema semplificazione delle procedure amministrative per la concessione, possibilmente in tempo reale, degli strumenti di sostegno al reddito che un’estensione a tutti i lavoratori sospesi per crisi aziendale o occupazionale, dell’indennità di disoccupazione, con contestuale allargamento del periodo indennizzabile. Inoltre, viene riconosciuto l’accesso a strumenti di sostegno al reddito anche a lavoratori che “storicamente” ne erano esclusi, quali gli apprendisti e i lavoratori a progetto.

QUANDO LA UE ENTRA IN CAMPO CON L’INNOVAZIONE

Sotto il profilo finanziario oltre agli aiuti di Stato, «è in atto un sostegno comunitario – è intervenuto Domenico Rizzi dell’Area Politiche per lo Sviluppo di Confcommercio – che si esplica in molti campi. Parte dal sostegno agli investimenti in Ricerca e Innovazione, condotti sia da imprese singole che aggregate per apportare benefici di filiera e prosegue sui finanziamenti per la fruizione di servizi qualificati che favoriscano l’innovazione di prodotto, di processo e organizzazione (quindi. check up aziendali, tecnology audit, business planning)».
Gli aiuti definibili “di Stato” si presentano sotto tre forme distinte: comunitari, nazionali e regionali. Nel primo caso in esecuzione della POR 2007-2013 oppure temporanei per il periodo 2008/2010. I nazionali tramite crediti d’imposta e, infine regionali (legge Sabatini 1329/65 e aiuti delle Camere di Commercio)

La normativa comunitaria POR 2007/2013 è descrivile come uno strumento per facilitare l’accesso delle PMI alle informazioni e ai servizi attraverso l’acquisto e la condivisione di database su report finanziari, contatti internazionali, ricerca e innovazione, software orientati a sviluppare l’e-business per incrementare la produttività e la competitività aziendale. Le spese ammissibili sono:
– impianti, macchinari ed attrezzature che incorporino le più recenti tecnologie esistenti sul mercato o finalizzati ad un ampliamento dei beni e servizi offerti;
– l’acquisto e la costruzione di immobili, relative opere murarie, dei connessi impianti tecnici generali (limite del 30%)
– realizzazione sistemi di internetworking (LAN, MAN, WAN etc.)
– realizzazione reti di comunicazione wireless (sistemi HSDPA, UMTS, Wi-Fi 802.11, etc.);
– realizzazione sistemi VoIP;
– server farm;
– accesso aziendale alla banda larga
– sito web (sito vetrina, ordini in forma elettronica, listini on-line, plurilingua etc.);
– e-commerce (B2B, B2C, etc.);
– sistemi e servizi per la sicurezza delle reti telematiche (posta certificata, smart-card, sicurezza della rete, etc.);
– sistemi web-oriented, intranet, extranet etc.;
– software gestionali (gestione contabilità, gestione magazzino e logistica, gestione commesse etc.);
– sistemi di business intelligence;
– CRM e gestione comunicazione aziendale;
– sistemi GIS – GPS;
– sistemi basati su tecnologie RFID;
– software di supporto alla progettazione tecnica (Sistemi VHDL, CAD, 3D);

Nell’ambito della consulenza sono altresì ammissibili le seguenti spese:
– applicazione di metodi organizzativi innovativi nelle pratiche commerciali dell’impresa, nell’organizzazione del luogo di lavoro o nelle relazioni esterne dell’impresa;
– piani di Marketing
– consulenze per la progettazione di impianti e tecnologie per la sicurezza delle imprese commerciali e dei consumatori;
– progettazioni miranti a mettere a punto nuovi servizi;
– progettazioni finalizzate all’elaborazione di nuove metodologie distributive;
– consulenze per l’ottimizzazione della distribuzione, della rete di fornitura, dei costi di trasporto esterni ed interni, dei magazzini, dell’efficienza della rete di vendita;
– altre acquisizioni di consulenze specialistiche (sempre di carattere straordinario, non continuativo né periodico)
– consulenze per l’acquisizione di Certificazioni

Gli aiuti temporanei da fonte UE per il periodo 2008/2010 riguardano misure adottate per far fronte a problemi legati alla attuale crisi finanziaria, per cui:
1. aiuti forfettari fino a € 500.000
2. aiuti sotto forma di garanzie
3. prestiti agevolati
4. prestiti agevolati per i prodotti verdi
5. aiuti per il Risk Capital

Le nuove disposizioni sono temporanee e valide fino al 31 dicembre 2010. Tutti gli aiuti trattati sono concessi alle imprese che non erano in difficoltà al 1/7/08 o che sono entrate in crisi oltre tale data a causa della situazione economica globale.
«L’intensità d’aiuto sugli investimenti – ha precisato – spaziano dal 35% per la piccola impresa e dal 25% per la media impresa, al 15% per la grande impresa (solo se partecipa con una PMI). L’intensità di aiuto per i servizi qualificati non può superare i 200.000 euro».

A partire dal 17 dicembre 2008, gli aiuti comunitari sono stati estesi con misure adottate per far fronte a problemi legati alla attuale crisi finanziaria. Essi «si traducono in aiuti forfettari fino a 500.000 euro – ha precisato Rizzi -sotto forma di garanzie, in prestiti agevolati, in prestiti agevolati per i prodotti verdi ed in aiuti per il risk capital». Il motivo per cui ci si è fermati sulla soglia dei 500.000 euro di contributo, risiede in una circolare UE che definisce non “distorsivi alla concorrenza” un sostegno di questo importo. Per l’attuazione di tale disposizione il Ministero dello Sviluppo Economico sta predisponendo, in ritardo rispetto agli altri Stati membri UE, un apposito regime di aiuto che verrà notificato alla Commissione Europea.

Nel campo degli aiuti di stato c’è il credito d’imposta. Si tratta in pratica di una procedura che deriva dal DL 185/08 noto come “anticrisi”, che all’art. 29 indica:
– Attività previste: Ricerca e Sviluppo (in tutti i settori)
– Costi ammissibili: personale, strumenti e attrezzature di laboratorio, competenze tecniche, brevetti, servizi di consulenza, materiali utilizzati per la ricerca;
– Aiuto: 10% per ricerca interna – 40% in collaborazione con Università e centri di ricerca.
Per la nota legge Sabatini i termini sono ancora:
– PMI dell’industria, Commercio, Servizi, Artigiane e Agricole.
– E’ agevolato l’acquisto o il leasing di macchine e attrezzature fisse o semoventi.
– Modalità: Conto interessi.
– Aiuto massimo concedibile in tre anni: € 400.000

Gli aiuti regionali invece provengono dalla Regione attraverso la Camera di Commercio con le seguenti modalità:
Imprese Beneficiarie: PMI di tutti i settori
Contributo: conto interessi (da 1 a 2 punti)
Operazioni richieste tramite i Consorzi e le Cooperative Fidi

Interventi ammissibili:
– Programmi di investimento produttivo.
– Operazioni di patrimonializzazione aziendale.
– Programmi di riqualificazione della struttura finanziaria.
– Anticipazione dei compensi previsti dalla cassa integrazione.
– Realizzazione di check up economico-finanziari.

Spese previste:
– Acquisto e ristrutturazione di immobili e fabbricati (no terreni)
– Acquisto, rinnovo, adeguamento di impianti, macchinari, attrezzature industriali e commerciali
– Acquisto hardware e software per applicazioni internet.
– Realizzazione siti web e procedure di e-commerce.
– Acquisizione di marchi, brevetti e fee d’ingresso per franchising.
– Acquisizioni di aziende e rami di azienda.
– Acquisto di automezzi.
– Acquisto di scorte.
– Spese per consulenze specialistiche.
– Installazione di impianti di allarme antintrusione, sorveglianza, etc.
– Acquisto di strutture, impianti e attrezzature per la realizzazione di interventi di riduzione dell’impatto ambientale.

Investimento agevolabile: € min. 10.000 – max. 300.000

La Camera di Commercio interviene in tre diversi ambiti; della patrimonializzazione dell’impresa, alla riqualificazione della struttura finanziaria e infine nelle anticipazione dei compensi per la cassa integrazione. Nel primo caso le spese ammissibili sono:
– Aumento di Capitale Sociale
– Versamento dei Soci in conto capitale
– Finanziamento soci (max € 200.000 in de minimis)
Investimento agevolabile: € min. 25.000 – max. 300.000
Per la riqualificazione invece le modalità sono:
Finanziamenti, da 24 a 60 mesi finalizzati alla riduzione degli oneri finanziari e al miglioramento degli indici di liquidità, attraverso la diminuzione delle passività a breve termine.
Investimento agevolabile: € min. 15.000 – max. 250.000
Come anticipazione compensi relativi alla cassa integrazione:
Abbattimento degli interessi per le imprese che anticipano ai propri dipendenti i compensi dovuti per il ricorso alla cassa integrazione (con esclusione della CIGS e di altre procedure concorsuali)
Investimento agevolabile: € min. 10.000 – max. 200.000

I DIFFICILI RAPPORTI TRA IMPRESE E BANCA
C’è poi il nervo scoperto dell’accesso al credito. Il problema ruota intorno alle garanzie per la mitigazione del rischio di credito secondo gli accordi di Basilea 2. Gli strumenti in questo ambito sono essenzialmente due: i Confidi e il Fondo centrale di Garanzia per le PMI che concorrono alla formazione di tre tipi diversi di garanzie: «come spiega Ernesto Ghidinelli, direttore del settore credito e incentivi area marketing e credito di Confcommercio -: individuali, reali e derivati del credito». Si segnala come a livello di garanzia porre a pegno un immobile abitativo (anziché commerciale) sia molto più importante per l’Istituto di credito, ai fini della concessione del prestito.
Schematicamente sulle garanzie è importante precisare:
che sono efficaci se prestate dagli Stati, da Enti pubblici e banche che devono avere una ponderazione di rischio inferiore a quella del debitore, ovvero da imprese con rating esterno, pari almeno ad A. Le garanzie individuali, inoltre, per essere riconosciute da Basilea, devono rispondere a specifici requisiti:
1. dirette: devono riferirsi, in modo specifico, ad una singola obbligazione
2. a primo rischio: devono essere escutibili all’insorgere dell’insolvenza
3. irrevocabili: una volta concesse non possono più essere revocate
4. incondizionate: il garante non può opporre eccezioni alle richieste del creditore
Comunque tra i due strumenti indicati, ovvero tra il fondo e i Confidi, non per fare preferenze, ma non va trascurato quest’ultimo, definito a tutti gli effetti un’arma a favore dell’impresa. In pratica, il Confido deriva da un consorzio o cooperative, quindi società consortili che svolgono attività di garanzia collettiva dei fidi. Obiettivamente sia il fondo che il sistema Confide operano in concorrenza. Resta però al Fondo il fatto d’essere riconosciuto di matrice statale e quindi di grande valore, consentendo non solo di sfruttare l’effetto della leva utilizzando la medesima garanzia su più progetti e per diverse aziende, ma anche un “peso” maggiore nei confronti degli istituti di credito che, a loro volta, possono mettere a riserva meno risorse prima di concedere il finanziamento».

Specificatamente il Fondo opera nel seguente modo:
Mission
Favorire l’accesso al credito delle PMI mediante la concessione di una garanzia pubblica
Modalità di intervento
• Garanzia diretta “a prima richiesta” concessa direttamente alle banche e agli intermediari finanziari (art.107 DL 385/93), con copertura dal 60% all’80%
• Controgaranzia su operazioni di garanzia concesse da Confidi, con copertura fino al 90%
• Cogaranzia, a favore dei soggetti finanziatori e congiuntamente ai Confidi
Principali riferimenti normativi
Legge 662/96, art. 2, comma 100, lettera a) Legge 266/97, art. 15 DM 248/99 Decreti del Ministro delle Attività Produttive del 18.4.05, del 20.6.05, del 23.9.05 Regolamento CE n. 1998/2006 (applicazione “de minimis”) Decreto legge 29.11.08, n. 185 (decreto anti-crisi)
Soggetti beneficiari finali
Tutte le PMI, valutate economicamente e finanziariamente sane, appartenenti a qualsiasi settore, attive sul territorio nazionale (anche per investimenti all’estero).
Valutazione del Comitato di Gestione
• sulla base dei dati di bilancio (o delle dichiarazioni fiscali, nel caso di imprese in contabilità semplificata) degli ultimi due esercizi e della situazione contabile aggiornata.
• sulla base di modelli che variano a seconda del settore di attività e del regime contabile scelto.
Procedure di valutazione semplificate
1. Presentate da confidi “autorizzati”
2. Operazioni “semplificate”
3. Microcredito (da 20 a 75mila Euro secondo vari parametri)
Relativamente ai costi di accesso, la commissione corrisposta “una tantum” dal soggetto richiedente, è calcolata in rapporto all’importo garantito e dipende dalla dimensione dell’impresa e dalla zona di attività.

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