La Repubblica di Salò è oggetto di studio da parte di Aurelio Lepre con il testo La storia della Repubblica di Mussolini. Questo riassunto si presenta come il numero 4 della serie qui in corso di pubblicazione. Il riferimento è a pagina 155. Quanto contenuto in questi studi rappresenta sintesi e riassunto a favore dei ricercatori e studenti.
Citando un passaggio del testo di Lepre si entra immediatamente in argomento. Pagina 154. Renzo De Felice ha scritto che su un punto tutti sono in accordo. Il tasso di renitenza e di diserzione fu elevato, arrivando rispettivamente al 41 e al 12%. Ciò costituì un “bruciante scacco” per la RSI e un grosso successo per la “Resistenza”.
Sui dati c’è poco da discutere, resta da capire il perchè: cosa è accaduto? La Repubblica di Salò non piace agli italiani? Sul tema si scatena ovviamente il finimondo.
Per gli antifascisti, i dati indicano una seconda bocciatura del fascismo come idea e concetto. (Il primo rifiuto risale al 25 luglio 1943). Per i fascisti, invece, ci furono troppi errori di comunicazione e organizzazione. La verità ovviamente è molto vicina alla prima interpretazione, anche se questa versione dei fatti non soddisfa. E’ vero che il fascismo era in avanzato stato di decomposizione, ma perchè altre persone hanno lottato fino alla fine?
In termini storici credo ci sia poco da discutere sulla non voglia del Paese a battersi. Non solo. Anche sul fallimento complessivo del fascismo per quegli anni. IL VERO PROBLEMA E’ UN ALTRO. UNA RISPOSTA DI QUESTO TIPO NON BASTA, LA REALTA’ E’ PIU’ SFACCETTATA E COMPLESSA. SERVE UNA RISPOSTA PIU’ COMPLETA.
Una “risposta”, degna di questo nome, che analizzi la Repubblica di Salò, non può lasciare fuori quelli che hanno lottato e sono rimasti. Non possiamo limitarci a coloro che hanno disertato o non si sono presentati per nulla. Questo perchè tali ultimi fanno parte del carro dei “vincitori”. La guerra è stata vinta dagli Alleati, non dai partigiani. Spesso è un concetto che va rammentato.
Il prossimo articolo sulla Repubblica di Salò su spunto di Aurelio Lepre, il numero 5, è dedicato a chi è rimasto lottando.
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