Quando il fallimento te lo sei cucito sulla pelle per incapacità

Quando il fallimento te lo sei cucito sulla pelle perchè incapace. Una classe imprenditoriale impreparata non è che sia povera, ma è senza futuro. Ecco che si dice: quando il fallimento te lo sei cucito sulla pelle.

Quando il fallimento te lo sei cucito sulla pelle è un modo di dire. Ci si riferisce a una classe imprenditoria che ha fatto grande l’Italia (anni 50 e 60). Oggi i figli di quegli stessi imprenditori stanno affondando la Nazione. Qui un esempio pratico da cui trarre una lezione per cose da NON fare. L’esempio negativo.

A Brescia c’è una Spa, una delle tante con oltre 100 dipendenti. La moglie dell’imprenditore mi chiama, a fine settembre, perché non soddisfatta dell’andamento dell’impresa. La Signora ha un obiettivo preciso: valutare senza alcun ritegno la qualità dei suoi 3 manager.

Tale intento viene confermato anche dal titolare in transito dall’estero. Nominato Direttore Generale ho contatti quotidiani con la Proprietà (signora e figlio) dove redigo rapporti scritti che costantemente invio, leggo e commento.

Il quadro che emerge è “sconvolgente”. Un trio di “dirigenti”, così pagati, ma privi dello spessore necessario, ha di fatto occupato l’impresa. In questo caso è l’Azienda che produce reddito a favore dei manager, non il contrario.

Strapagati ma privi d’iniziative e idee, i “manager” sono astiosi quanto boriosi. Questa della superbia è la caratteristica prima che si ritrova in chi è professionalmente vuoto.

Negli ultimi 20 anni non c’è mai stata alcuna iniziativa da parte dei manager per elevarsi oltre al solo diploma di scuola media superiore. I soggetti sono maturati giorno per giorno nell’impresa dove sono invecchiati. Ecco che si conferma il concetto di fondo: quando il fallimento te lo sei cucito sulla pelle.

I caratteri salienti del terzetto nella Spa sono diversi. Il NON rispetto degli orari di lavoro. L’assenza fisica del Direttore del Personale nei diversi luoghi di lavoro dello stabilimento. Il mangiare a parte rispetto i dipendenti. L’alzare la voce e il gridare. Il notevole numero di ore passate su argomenti futili senza saperne sintetizzarne il senso.

L’assenza di una politica del personale e retributiva (segreta e con troppe falle). La mancata redazione di un piano di marketing da parte del direttore commerciale a cui manca anche, per gelosia, una rete di vendita adeguata.

Infine ma non ultimo, il bisogno di farsi pagare ingenti somme oltre la pensione, per un terzo soggetto: un pensionato. L’eminenza grigia, il terzo manager pensionato ma in servizio attivo in contanti.

Al terzetto va aggiunto, purtroppo, il figlio del titolare. Al ragazzo ho vivamente consigliato di passare i prossimi 10 anni studiando all’estero. In realtà il ragazzo preferisce una comoda poltrona in azienda giocando in internet.

Sintetizzando i diversi passaggi il problema dei 3 manager più il figlio “del capo”, è l’inadeguatezza al ruolo.Va aggiunto che il vero lavoro (procacciamento del cliente) è frutto della Proprietà (il proprietario che lavora all’estero).

Da fine settembre ai primissimi di dicembre nonostante le più segnalazioni scritte nulla è cambiato. Ho preferito rivolgermi ad altro clienti in coda che mi stava aspettando.

Quali effetti ha avuto questa consulenza? I manager non sono stati allontanati. Gli stipendi di dicembre e gennaio sono stati pagati con estrema difficoltà. Il titolare è dovuto rientrare di corsa in azienda per “riprenderla in mano”. La mia parcella, per ripicca, NON è stata onorata.

Augurando buon lavoro al titolare della spa, so che la resa dei conti è solo rinviata. Restano 120 famiglie che dipendono dall’azienda. Gente che lavora sodo senza essere ben indirizzata.

Ecco un altro caso di chi chiama il consulente quindi si adira e offende, senza centrare il nocciolo del problema. E’ come dire che il problema lo incarna chi lo scopre. Con queste premesse l’azienda edile di Brescia fallirà.

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