Pierre Bourdieu: il capitale culturale. Un caso concreto d’applicazione di schemi educativi ai figli. Il capitale umano si affianca a quello economico e fisico. Fa parte della trasmissione di quanto lasciamo in eredità. Bourdieu muore nel 2002, successivamente nel 2015 un sociologo britannico va oltre. Catherine Hakim arriva al capitale erotico. Ovviamente non è quest’ultimo il tema dell’educazione ai figli che qui si discute.
Pierre Bourdieu: il capitale culturale. Una scoperta di cui non saremo mai perfettamente consci. Poter affermare d’avere e mostrare una personalità, dipende esclusivamente dal capitale culturale introitato. Come genitore mi preoccupo ovviamente dell’educazione dei figli. In tal senso esiste questo filmato, ad esempio, frutto della collaborazione con Marco, mio figlio. Il film non è che mi interessi in particolare, quanto il lavoro che ne consegue. Io parlo soltanto e Marco registra come lancia nel web il documento.
Quest’attività, ripetuta mi pare 125 volte su altri documenti vocali, ha rinsaldato il rapporto padre-figlio. Si deve arrivare a questo per un maggior dialogo con i figli? Si, anche a questo. Non solo.
L’idea ovviamente emerge dal pensiero di Pierre Bourdieu: il capitale culturale. Aver riempito casa di riferimenti storici, ha portato a discuterne con i figli. Quindi davanti alla cronaca c’è il continuo riferimento alla storia passata e attuale. Non ho un interesse specifico nei filmati o nella discussione storica, quando nel dialogo. Allevare la generazioni di domani, significa confrontarsi con le future donne e uomini sul piano delle idee.
Bourdieu va oltre al solo capitale culturale. Nel testo “La distinzione” del 1979, si connette un uso del cibo a seconda dello status culturale che si vuole manifestare. In pratica il menù dipende dalla persona e dal suo reddito. I ricchi mangiano pesce. I poveri carne di pollo. La classe media bistecche. Anche questo è un ragionamento da sviluppare con i ragazzi, educandoli a vedere altro rispetto l’immediato. Grazie Bourdieu. Ovviamente va rammentato come i poveri in Occidente mangino pollo, quando nel resto del mondo fanno la fame.