Perché l’ottimismo ci ha tradito. Che cosa sta accadendo

Perché l’ottimismo ci ha tradito. Che cosa sta accadendo. Una chiave di lettura per capire meglio e di più. L’ottimismo è stata la droga dell’epoca globalizzata che volge al termine. Brexit e Donald Trump stanno scrivendo l’epitaffio della globalizzazione. Fidandoci di tutto e di nulla ecco perché l’ottimismo ci ha tradito.

Perchè l’ottimismo ci ha tradito? Bella domanda. Con la globalizzazione sembrava che tutto dovesse andare bene. Più o meno come l’ingresso in guerra nel primo conflitto mondiale. Tutti felici ed entusiasti. 1 mese dopo tutti scontenti. Infatti sono rimasti 45 mesi nel fango delle trincee. Anche in quegli anni la stessa domanda: perché l’ottimismo ci ha tradito?

Queste parole possono apparire acide. Me ne dispiace. Quanto noto nel comportamento a partire dal Novecento è un entusiasmo per il nuovo. Acriticamente si vuole per forza di cose accettare tutto quello che è nuovo, nell’illusione che sia “meglio”. Questa è la maledizione della modernità: la superficialità. Ecco perché l’ottimismo ci ha tradito. 

La radice del male

Il “meccanismo non funziona più” per molti motivi. Sul versante sociale si registrano le maggiori incongruenze. Le conseguenze sono anche economiche e politiche. Ciò che collassa è una mentalità e un sistema di valori ormai al capolinea. Tentando una elencazione emerge che:

1) sotto una consistente incertezza sul lavoro i consumatori spendono di meno;

2) l’introduzione dei contratti a tempo determinato (legge Biagi e Job Act) ha avuto un indubbio risultato positivo sull’occupazione. Va considerato anche un risvolto negativo: il precariato. Si dovrebbe correggere la legge limitando il numero di contratti/anni di precariato.  Ammettiamo 10 anni e non di più per singolo lavoratore;

3) un tempo prolungato di disoccupazione-precariato ritarda i matrimoni. Quindi l’uscita dei figli dalle famiglie. Infine il mettere a mondo una nuova generazione. In una parola ritarda l’era della maturità dell’attuale gioventù. Giovani e non solo, che restano nella fase del gioco e della deresponsabilizzazione dalla vita. Effetti con ricadute sula superficialità nel lavoro. Conflittualità nell’amore e ridotta produzione di pensiero innovativo. La conferma della ridotta capacità d’immaginazione è nella sorpresa di “tutti” per la Brexit e Trump.

4) la delocalizzazione con re-importazione delle merci nel proprio mercato d’origine, comporta un furto nel numero di posti di lavoro. Sul piano sociale non c’è più convenienza a produrre a basso costo di manodopera all’estero. Questo perché i costi sociali da disoccupazione spaccano la finanza pubblica;

5) è indubbio che 5 milioni d’immigrati nel nostro paese hanno un peso sul numero di senza lavoro nazionali. Le ricadute sono anche sulle assegnazioni di case popolari. Sulla disponibilità della spesa sanitaria pubblica e posti nella scuola. Grava anche l’assenza di un referendum sul tema volutamente evitato da tutte le forze politiche;

6) fino a qualche mese fa si è discusso se accettare la Turchia nella UE. Pochi si sono resi conto dell’assurdità. La Turchia in Europa significa accogliere un esercito di 80 milioni di ferventi fedeli islamici. Non solo, noi Occidentali non possiamo e vogliamo contrapporre altrettante idee e concetti all’Islam. Si dimostra così quanto sia sbagliato ragionare solo in termini economici, senza considerare la cultura.

7) Se tutti questi aspetti sono veri, la crisi è strutturale. La soluzione al disagio sociale richiede non solo rimedi finanziari ma culturali.

L’analisi di questi 7 iniziali aspetti consente di poter rispondere alla domanda. Perchè l’ottimismo ci ha tradito?

Sulla base di questi concetti, vediamo cosa accade sul piano economico. La parola passa agli imprenditori.

Interviste

Rispondono all’intervista Paolo Bianco, imprenditore dal comasco. Capo della BPA International Srl. Settore arredamento. Presidente del Gruppo Imbottiti e vice Presidente di Assarredo. Il Signor Claudio Rossetto da Trebaseleghe (PD) imprenditore di successo nella subfornitura a capo della F.lli Rossetto sas. Quindi il Signor Giordano Bruno Petrei. Potrei è un intellettuale imprenditore a capo della Modulblok, azienda di logistica e stoccaggio per il magazzino.

Domanda: perché l’ottimismo ci ha tradito? attraverso questa domanda come giudica l’attuale andamento del settore?

Paolo Bianco: laddove volessimo dire che si “vivacchia” sarebbe ottimistico! Perchè l’ottimismo ci ha tradito. Bella domanda. L’arredamento è solo una parola in cui convivono diverse realtà, tra cui anche l’imbottito. Complessivamente il settore è articolato su due grandi contesti:
– 15.000 negozi (solitamente collocati nella fascia medio-alta di prodotto)
– la grande distribuzione i cui marchi sono l’Ikea, Mondo Convenienza e altri (concentrati sul prodotto di basso prezzo).

Come ordine di grandezza il 45% delle vendite avviene attraverso la GDO.

Ebbene, a causa delle numerose incertezze sociali, economiche e politiche, il consumo cambia. Le nuove linee di tendenza verso prodotti di basso prezzo e qualità. La strategia è che durino quel numero d’anni sufficienti per potersi affacciare a una nuova stagione dei consumi “che verrà”. Scelte d’acquisto di questo tipo non possono che indirizzarsi verso ciò che tradizionalmente offre la GDO. Tutto ciò a decremento della fascia medio-alta. Appunto quella gamma solitamente rappresentata dagli operatori classici che hanno da sempre inventato, realizzato e venduti mobili.
Detto in parole più semplici, la fascia media si contrae a vantaggio di quella bassa. Vorrei anche aggiungere un particolare importante. Spesso i nostri negozi e produttori classici, si sono “tuffati” nella fascia bassa. In questo sono entrati in concorrenza con la GDO con esiti disastrosi. Infatti stiamo assistendo a un alto tasso di chiusure d’attività anche perché, serviva uno sfoltimento. In un contesto del genere perché l’ottimismo ci ha tradito?

Domanda: quali le tendenze generali?

Bianco: un abisso. Negli anni scorsi non avevamo il quadro chiaro. Ne deriva che un confronto tra “prima e dopo” non è credibile perché è cambiato il metodo di consumo. I confronti statistici tra anni diversi, fanno sorridere se non considerano questi aspetti. Capisce che domandarsi perché l’ottimismo ci ha tradito significa trascurare la base del problema?

Domanda: è a conoscenza del carico di lavoro/uomo in ore al giorno per le nostre imprese manifatturiere?

Bianco: si, conosco questo dato e confermo che è calato. In ambito Federlegno, come imprese produttive lavoravamo intorno alle 6 ore e mezza-uomo/giorno. Ora siamo sulle 5 ore e quaranta minuti uomo/giorno. Sembra poco, ma è un indicatore.

Domanda: e se lo stesso confronto venisse applicato su altri parametri. Mi riferisco a preventivi, ordini, prezzi di vendita, consegne e quote di profitto?

Bianco: la contrazione riguarda ogni aspetto. Indicativamente nell’ordine del 5% con punte del -35% sui preventivi.

Domanda: quale tipologia di prodotto va meglio e su quali mercati?

Bianco: il prodotto che “tira” costa poco. Nessun consumatore ha velleità di durata nel tempo per questi articoli. Tutti attendono una nuova era che arriverà.

Domanda: nella UE è possibile una graduatoria tra mercati?

Bianco: sicuramente va bene (per ora) la Germania e in fondo anche la Francia. Si può dire bene anche dell’Olanda e del Belgio. Male la Svizzera. Non dico nulla per la Penisola Iberica e Grecia.

Domanda: e nel mondo, quali aree promettono di più?

Bianco: Il sud est asiatico è ancora buono e penso, in prospettiva agli USA.

Domanda: quali prospettive immagina a 6, 12 e 18 mesi?

Bianco: vedo e soffro una crisi di sistema. Forse fra 24 mesi potremmo iniziare a vedere la luce in fondo al tunnel.

Domanda: Signor Claudio Rossetto, lei ha la stessa percezione dal mercato?

Claudio Rossetto: prendo atto con viva preoccupazione di quanto ci spiega il Signor Bianco. Noi non abbiamo gli stessi segnali. Anzi, la nostra impresa ha in portafoglio ben 2 mesi di ordini da eseguire. Arriveremo alla fine dell’anno rispettando il budget. Siamo un’impresa di 190 dipendenti e 15 milioni di euro di fatturato. Forse risentiamo di meno della crisi perché serviamo clienti diversi. Il fatturato è al 50% estero principalmente nella UE. Questi aspetti ci hanno fatto soffrire di meno.

I nostri concorrenti hanno subito cali di fatturato del 50%. Perchè l’ottimismo ci ha tradito? Forse siamo stati superficiali.

Domanda: Signor Giordano Bruno Petrei, la logistica sta soffrendo?

Giordano Bruno Petrei: il settore della logistica per il magazzino sta soffrendo. Siamo convinti d’avere ancora ampi margini di sviluppo. Negli ultimi 3 anni con 32 milioni di euro in fatturato, ci siamo trovati a 29 nell’anno successivo. Poi siamo giunti a 28. La proiezione ci vede in recupero sui 30,5 milioni. Nel complesso l’intero comparto è ancora sotto del 25% rispetto agli anni pre crisi.

Per imporci sul mercato a livello di “firma” usiamo un metodo che ci fa entrare in feeling con il cliente.

Conclusione

La crisi c’è ma non per tutti. Di fronte al tonfo di uno c’è la crescita dell’altro. Che tipo di crisi stiamo affrontando? Basta lavorare per l’estero e differenziare la clientela per mettersi al riparo? Al momento non c’è una formula magica da applicare. Ecco perché l’ottimismo ci ha tradito.

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