Orgoglioso di far parte del 21% che ha votato al referendum

Orgoglioso di far parte del 21% scarso che ha votato al referendum del 12 giugno 2022.

Mi sento a posto con il debito di riconoscenza verso chi ci ha permesso il diritto/dovere di poter votare. In linea con il pensiero democratico più evoluto e sagace. Da piacere sentirsi “a posto” sul piano istituzionale.

Il referendum non è stato accettato per assenza di votanti? A si? e come mai abbiamo sindaci come quello a Milano che rappresenta si e no il 35% dell’elettorato?

Sindaci eletti con pochi voti sono privi della legittimità politica. Questo è quanto accaduto a Milano, ma anche in altri centri urbani italiani.

Come mai e perchè possiamo avere sindaci privi di legittimità e il referendum va stroncato se sotto il 50 degli aventi diritto?

A ben guardare allora dovremmo scartare anche tutte quelle cariche politiche che emergono da un numero di votanti inferiore alla metà degli aventi diritto. L’Italia è famosa però per i 2 pesi e le 2 misure. Peccato che la classe politica non possa e riesca a capire che questo favoritismo per l’elezione politica, a discapito del referendum, rappresenta un “boomerang”.

A chi andrà il voto politico quando i politici sono così compromessi tra figli e figliastri?

E’ molto probabile che non verrà premiato l’attuale assetto politico di governo.

Chi è stato così sagace da restare fuori dall’esecutivo sarà colui (colei) che vincerà le prossime elezioni.

Questo referendum ha avuto lo scopo di compattare solo un 21% dell’elettorato, (quello con il quale si vincono le competizioni).

E’ importante che questo vivaio di popolazione attiva e viva, sia coltivato e rinforzato come potenziato e teso come un arco da scagliare contro chi non ama questo Paese. In tutto ciò c’è solo da essere orgoglioso per una sconfitta che diventa trampolino di lancio. Gli altri, quel 79% sono opulenti, lenti, grassi, stanchi, non creativi, miopi e zombi.

W l’Italia del 21%

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4 comments

Nanni 14 Giugno 2022 - 14:22
Il non votare è espressione di libertà e di democrazia. Da sempre ci sono i "pro", i "contro" e gli "astenuti". Il boicottaggio è l'unica vera arma del popolo nei confronti di chi fa le regole. Cosa farebbero i politici se tutte le votazioni di qualsiasi tipo, da ora in poi, avessero lo 0% di affluenza? Probabilmente, invece di andarsene tutti a casa per sempre, troverebbero qualche escamotage per ridistribuire il potere tra loro, dimostrando quanto siano in malafede ed antidemocratici. Un sonoro 0% sarebbe un chiaro segno che il popolo sovrano NON è più in sintonia con il governo, che non vuole più sottostare alla finta democrazia in cui crediamo di essere... *** perché noi mettiamo la crocetta sulla scheda, ma le OPZIONI tra cui scegliere le decidono loro ***. Questo non è potere. Se invece partecipa anche l'1%, i politici ed i giornalisti avranno la scusa per dire che il restante 99% è incivile. Figuriamoci se si fanno un esame di coscienza, come dovrebbero, ed ammettono che la bassa affluenza non è per pigrizia ma per sfiducia, quindi per colpa loro. Astenersi con consapevolezza e per principio non è accidia o grassezza: è esercizio di sovranità, è la terza posizione tra le solite due, vecchie, polverose e retoriche.
Giovanni Carlini 14 Giugno 2022 - 15:56
La ringrazio per il Suo pensiero e partecipazione Signor Nanni. Resta il fatto che astenersi toglie il diritto di critica per assenza dall'evento e chi non partecipa è assente di nome e di fatto!
Nanni 15 Giugno 2022 - 14:14
Al massimo non votare toglie il diritto di lamentarsi a posteriori, quello sì. Perché si sceglie con un atto di liberalità di lasciare il potere decisionale agli altri. Però se non si partecipa proprio per principio, significa che la lamentela parte già a priori, quindi il problema non si pone. Inoltre l'astenersi dal "fare qualcosa" è il principio fondante di molteplici diritti acquisiti al giorno d'oggi. Primo fra tutti lo sciopero: mi astengo dal lavoro per protesta. Perché non si può fare lo sciopero del voto? Premesso che a pareer mio il concetto di sciopero (sul lavoro) è intrinsecamente sbagliato (perché i dipendenti non devono avere voce in capitolo sulla gestione aziendale e se non sono soddisfatti possono sempre andarsene con 6 ridicoli giorni di preavviso); per quanto riguarda invece la democrazia *TUTTI* noi abbiamo voce in capitolo, perché siamo noi i padroni, quindi ha senso protestare e fare lo sciopero del voto. Poi, solo per il fatto che prima di ogni elezione/referendum ci sia una propaganda incredibile per spingere le persone a votare, da cinico quale sono, non mi fa pensare ad altro che al fatto che siano loro i primi ad avere interesse nell'affluenza. Quindi se voglio protestare il modo migliore non è mettere una crocetta su una delle caselline che loro hanno deciso a tavolino (perché non è il popolo a decidere COSA abrogare o COSA riformare? perché il governo può fare i referendum su quello che vuole mentre per trasformare una petizione popolare in referendum ci vogliono miliardi di firme?), ma lasciare la scheda in bianco, oppure non presentarmi. Non voglio essere polemico, solo un po' cinico; quello che a me interessa è un dialogo costruttivo (nel senso filosofico del termine) per mettere alla prova ciò in cui credo, sperando sempre di trovare qualcuno che lo faccia vacillare e mi permetta di cambiare idea e di conseguenza crescere.
Giovanni Carlini 15 Giugno 2022 - 18:36
il vero problema è costituzionale dove dal combinato disposto degli articolo 75 e 138 emerge una scarsa considerazione del referendum rispetto a qualsiasi altra votazione politica. Serve una revisione della Costituzione non più adeguata. Grazie per il Suo intervento.

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