Non per tutti la sofferenza per sopravvivere e la stessa. Ci sono imprese che puntano sul riscatto
In Italia stanno fallendo 4 imprese al giorno e altrettanto chiudono in forma consensuale verso i creditori. Indubbiamente la situazione è difficile per diversi motivi tra cui:
a) ritardati pagamenti soprattutto per chi lavora con il settore pubblico;
b) la piaga degli insoluti;
c) calo di fatturato se si lavora prevalentemente con il mercato domestico;
d) il sistema bancario in crisi, per cui effettivamente gli istituti di credito non rappresentano più la soluzione ai problemi delle imprese, ma sono loro stessi l’origine delle difficoltà. La banca è il problema anziché la soluzione;
e) su questi aspetti tipicamente “tecnici” che appartengono all’area economica, insiste una crisi sociale ben più importante, radicata in un disorientamento dai valori. In realtà la vera crisi è morale anziché economica. Da qui si modificano gli stili di consumo e ne conseguono profondi riposizionamenti nei segmenti di produzione da parte delle imprese. Detto in altre parole, quanto prodotto fino a oggi non è affatto scontato che possa continuare ad essere venduto nel futuro, perché i gusti cambiano e così la predisposizione a comprare.
f) anche il rapporto costo/qualità del prodotto si modifica, il che impone un ampliamento della gamma di scelta da offrire al consumatore;
g) sono cambiati anche gli indici di giacenza di magazzino e la frequenza negli ordini da inoltrare ai fornitori.
Il complesso di queste varianti “stritola” le imprese italiane (e non solo). Questo è sicuramente vero, ma lo è “di meno” per un mio cliente che seguo dal marzo dell’anno scorso (2011)
Si tratta di una grande impresa (110 dipendenti, 10 milioni di euro di fatturato di cui esportato al 50%) A favore di questa realtà sono state devolute poco più che 300 ore di consulenza, scaglionate nell’anno sentendosi anche mezzo telefono tutti i giorni (compresi i fine settimana) affrontando diversi aspetti, che nel dettaglio possono così essere sintetizzati:
1) è stata impostata la contabilità analitica a sostegno del piano di marketing e introdotta la mentalità del budget in verifiche mensili. In pratica, oggi è possibile sapere quanto costa ogni singolo reparto dell’impresa in un controllo costi molto spinto (allo 0,01% sul fatturato) viene quindi applicata la tendenza annua mobile, la classificazione per centri di costo, garantita l’applicazione di principi di produttività e soprattutto una previsione sull’anno successivo, che viene verificata mese per mese, discutendone gli scostamenti;
2) introdotta una attenta politica del personale intervenendo sui capi reparti e maestranze, al fine d’alzarne la partecipazione e produttività. Ciò ha richiesto la stesura del mansionario e dell’organigramma, entrando sulle singole funzioni di ogni dipendente per capire i connessi carichi di lavoro;
3) si è dovuta sviluppare una formazione specifica sui quadri dell’azienda, affinchè abbiano ben chiara la visione sistemica dell’impresa in termini di causa effetto del loro agire, oltre alla consapevolezza e orgoglio d’appartenere a un’azienda che si preoccupa di garantire stipendio, pensione e TFR;
4) e stata impostata e prosegue nel corso del 2012, un’intensa azione d’internazionalizzazione che coinvolge ben 61 paesi, raggiunti tramite il locale ufficio ICE, quindi la raccolta di una banca dati sui potenziali clienti con cui relazionare mezzo email e costruendo dei contatti da rinforzare tramite il presidio in apposite fiere di settore.
5) ci si è aperti all’importante contributo dei fondi UE in ambito di formazione per un valore pari a 100mila euro a fondo perduto nel 2011 confermati in ragione di 70mila in quest’anno. Non solo, ma tramite il sostegno ai progetti di ricerca e sviluppo, finanziati con il credito d’imposta, ci si è messi in condizioni d’accedere a 240mila euro da utilizzare entro il 31 dicembre 2012. Quest’ultime disponibilità sono particolarmente importanti perché concentrate nella ricerca e sviluppo per brevettare una nuova formula nella sintesi della materia prima impiegata dal mio cliente. Se questo studio dovesse aver successo, l’azienda potrà presentare sul mercato un prodotto più leggero, resistente all’usura degli agenti atmosferici e esteticamente valido a un costo per competere con le qualità inferiori trattate dalla concorrenza. Potenza della ricerca!
6) In un’epoca in cui non si trovavano italiani per lavorare in fabbrica, oggi le posizioni si sono ribaltate. Grazie a ciò c’è una spinta al rientro nei rispettivi paesi da parte degli immigrati, specie extracomunitari e un’avanzata di ottimi profili nazionali, già addestrati che purtroppo hanno perso il posto di lavoro. La sostituzione tra un immigrato stanco e un connazionale arringato e determinato nel riprendersi una posizione lavorativa che ha traumaticamente e recentemente perso, alza la qualità della resa lavorativa come mai era stato negli ultimi 25 anni. Si potrebbe parlare di razzismo in questo caso? Francamente no. La comunità non nazionale, sul posto di lavoro, spesso è frazionata e ostile al suo interno, ma pronta a coalizzarsi se uno solo di loro fosse in difficoltà. Se questa logica è comprensibile, meno lo sono quei fenomeni di astio che si sono manifestati ai danni dei capi reparto del tipo: “ti taglio la gola” oppure “so dove abiti e che hai delle figlie”. La scomparsa di questo regime da minaccia e il recupero d’ampi margini d’assenteismo (mediamente il 9% giornaliero) prima causati quasi esclusivamente da dipendenti extracomunitari, ha reso più sereno il clima aziendale. Del resto non si lavora solo per lo stipendio, ma anche per il gusto di stare con altre persone condividendo giorni che diventano anni.
L’insieme di questi accorgimenti, spinti in azienda da un esterno, qual è appunto il consulente, ha permesso, allo stato odierno di:
a) mantenere le quote di fatturato del 2011 nel 2012;
b) conservare una bassa esposizione verso il sistema bancario, grazie al mantenimento della tradizione di capitalizzazione degli utili non ritirati;
c) aprire una forte reazione agli insoluti, che purtroppo sono presenti anche in questa azienda familiare, gestita con grande attenzione allo spreco (gravano per il 5% sulle scadenze mensili in pagamento) però ogni posizione aperta viene contrastata da una visita dell’imprenditore al cliente, che ha saltato il regolare pagamento e la sua sistematica revisione nell’accesso al fido aziendale concesso;
d) permettersi il lusso d’investire per costruirsi un futuro. Questo non significa solo nuovi materiali, ma anche una copertura a mezzo stampa mediante i “redazionali” (brevi articoli in grado d’illustrare ai lettori delle novità di prodotto e processo) in luogo di una sterile quanto costosa pubblicità limitata a qualche foto e slogan;
e) sul piano degli investimenti c’è la costante presenza sui mercati esteri dell’azienda, tramite fiere o viaggi di cortesia e incontro ai nuovi come consolidati clienti.
La prospettiva 2012, monitorata mese per mese e finora confermata, è quella di mantenere il fatturato dell’anno precedente compensando sull’estero quanto il mercato domestico non è più in grado d’assorbire. S’immagina che questa tendenza al mercato interno debole dovrebbe proseguire fino al 2015, data in cui l’84% della produzione dovrebbe essere distribuita su 45 paesi inclusa una forte presenza negli Stati Uniti e un interesse sul Sud Africa e Argentina.
Conclusione
L’azienda che ho il privilegio di servire soffre la crisi come tutti gli altri operatori, ma animata da una combattiva reattività per consegnare l’impresa alla terza generazione che sta terminando la scuola in questi anni. Qui si riesce a discutere il futuro operando oggi. Ciò è possibile perché faticosamente si è accettata l’idea di una revisione strutturale del corpo d’impresa, anziché solo puntare allo sviluppo, del resto non credibile senza un’attenzione tutta interna. Tutto sommato per internazionalizzarsi, l’impresa ha portato le necessità del mondo dentro i singoli reparti e si è adeguata da protagonista. Un po’ come dire che serve fare prima i compiti a casa, per sostenere gli esami. Buon lavoro.