Non confondere il Piano Marshall con il Recovery fund

Non confondere un piano che nel 1948 proveniva da una Nazione forte e industrialmente motivata, con l’attuale piano d’assistenza del 2020 offerto dalla Ue all’Italia. Si tratta di situazioni completamente diverse.

Gli Stati Uniti nel 1948 erano all’apice della curva ascendente della loro potenza mondiale. Industrialmente imbattibili e finanziariamente stabili.

Il piano Marshall di quegli anni permise a tutta l’Europa non comunista di risollevarsi dalle macerie della guerra.

Oggi le macerie si riferiscono a una pandemia da virus cinese. Come tutte le pandemie c’è una prima ondata a cui segue la seconda e forse anche una terza. Sono dettagli di un dramma che ancora non conosciamo.

La pandemia (a differenze delle macerie del 1948 in Europa) oggi colpisce sia chi riceve denaro sia chi regala denaro. 

Nel 1948 non c’erano macerie negli Usa ma solo in Europa e nel resto del mondo.

Il rischio pandemico è reale per tutte le Nazioni in particolare nel suo ritorno d’onda. Pur rendendosi conto della ripetitività del concetto espresso (la seconda ondata della pandemia) il punto nodale dell’intera vicenda è qui.

La Ue ha sbagliato a concedere (regalare) denaro all’Italia. Al contrario avrebbe dovuto favorire un’emissione di titoli di Stato italiani pari al fabbisogno. In questa maniera il rischio Paese sarebbe restato in carico alla singola Nazione anzichè ricadere sull’intera comunità. Non solo, ma per non confondere le regole del patto di stabilità di prima e dopo, andrebbe anche autorizzato il nostro paese allo sfondamento sul PIL.

Tutte le Nazioni della Ue, in questa pandemia, sono mediamente al 102% d’indebitamento sul PIL tranne l’Italia al 160% e la Grecia su valori più elevati.

Autorizzare l’italia all’over debito rispetto al PIL, vuol dire costringerla a rientrare in 20 anni in valori prossimi a un normale 60% rispetto l’attuale.

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