Nel fallimento di Putin e della Russia ciò che impressiona

Nel fallimento del gerarca russo (oligarca) Putin e quindi della Russia intera, ciò che impressiona è l’incapacità di fermarsi quando tutto è perduto.

L’Armata Rossa o esercito russo, non mette più paura nessuno. Per quest’organizzazione c’è stata una caduta “verticale” di prestigio e capacità di pressione sull’estero. Solo il 23 febbraio 2022 ogni paese del mondo avrebbe temuto l’esercito russo, oggi no, è tutto cambiato. La forza armata russa è vulnerabile come tutte le altre e forse anche di più.

Oltre alla distruzione del mito militare russo, c’è un altro disastro da considerare: la perdita, da parte russa del suo mercato di riferimento. Tra una sanzione e l’altra, questo paese non ha perso solo il mercato, ma anche posti nel mondo diplomatico (ONU e diplomazia in genere). La Russia è in totale regressione su ogni piano e livello. Si può affermare che questo paese ex comunista ora nazionalista, sta per essere cancellato dal pianeta Terra relegato “alle grotte”. E’ vero che c’è sempre la Cina comunista e l’ingenua India come il Messico e il Brasile oltre all’Ungheria a sostenere la Russia, ma è certa la drastica riduzione di peso e ruolo russo nel mondo.

Di fronte a una campagna militare disastrosa e all’economia a rotoli, la Russia non è capace di ripensarsi.

In realtà non è la Russia che non si ferma ma il suo dittatore, il Putin ormai in odore di mandato di cattura per crimini di guerra.

L’insieme di questi fatti lascia presagire ad un colpo di stato, in Russia, ai danni del Putin e alla sua cerchia mafiosa.

Quanti giorni ha ancora il Putin di vita e comando? Forse sono ore.

Nel fallimento di una Nazione, storicamente, nessun dittatore è mai sopravvissuto.

Un’ultima cosa: i fatti in corso non appartengono al Novecento, ma alla Storia.

E’ solo un’illusione affermare che siamo nel “2022”.

Lo dissero anche nel 1914, quindi nel 1939. La storia è piena d’affermazioni inutili.

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