Mondializzazione? una cretina! Sapete perchè? Una lavatrice AEG in 36 mesi la butti via

Mondializzazione come globalizzazione, ovvero integrazione dei mercati. Su un quotidiano francese di mercoledi 18 settembre (Le Monde) mi capita di leggere, nelle pagine interne, un’intervista a un tizio che si dichiara convinto verso la mondializzazione. Quanto scritto tutto sommato è piuttosto banale, quindi non ci sono spunti eleganti sul piano concettuale. L’articolo però si presta a una riflessione molto critica verso la globalizzazione.

La mondializzazione ha tradito il concetto stesso di distretto industriale. Chi ha studiato questa dinamica, ha anche imparato l’importanza del fattore umano nella produzione. Gli aerei ad esempio, costruiti a Varese, costano di meno rispetto la Puglia (dove interviene una logica assistenziale del tipo Cassa del Mezzogiorno). Con la mentalità del rapporto qualità-costo-localizzazione (diciamo Varese per il polo aeronautico) la mondializzazione è spacciata in partenza.

Un prodotto, non è sola l’applicazione pratica di un progetto, ma rappresenta anche e sopratutto uno sforzo umano. A questo punto la domanda da porsi cambia. Non tanto mondializzazione si o globalizzazione no, ma il lavoro e la competenza vanno pagati correttamente? Da qui nasce la polemica sul decreto “dignità”, recentemente varato dall’ultimo governo italiano. La Confindustria e il sistema delle aziende italiane per quanto tempo deve ancora rubare sulle retribuzioni e in genere nell’applicazione dei contratti?

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