Modello di sviluppo italiano in era globalizzata: servizi e turismo. Questa frase rappresenta la secca (e anche scocciata) sintesi di come il nostro Paese si è “sviluppato” dal 2000 ad oggi.
La globalizzazione, come noto, nasce con l’ingresso della Cina nel WTO (world trade organization) a novembre del 2001. Ne consegue che sono appena 19 anni che stiamo soffrendo, come Occidente di delocalizzazione, disoccupazione e povertà. Le prime reazioni alla globalizzazione si sono avute con la Brexit e la prima Presidenza Trump, a seguire le votazioni italiane con l’avvento di partiti estremi e populisti: 5 Stelle e Lega.
Una seconda grande reazione, in negativo, alla globalizzazione perviene dalla pandemia di polmonite cinese detta in codice, virus numero 19 – covid 19. L’insieme di queste reazioni, Brexit-Trump-partiti populisti-virus cinese è possibile che rompa qualcosa nella Ue quindi anche per la moneta unica e infine affondi la globalizzazione e la sua applicazione in Europa.
Alla globalizzazione, che rappresenta un evento squisitamente economico-pubblicitario, sono stati imputati anche aspetti culturali. La realtà è diversa. Distribuire a basso costo cellulari e computer a mezzo mondo, non è un evento culturale, ma commerciale. Le culture del pianeta Terra restano 9 da 50mila anni e sono ancora in conflitto tra loro.
Compiuta la doverosa premessa s’analizzi il modello di sviluppo italiano.
Come emerge dai guasti prodotti dalla pandemia di virus cinese in Italia, si riscontra un ENORME peso del settore servizi. Espresso in termini più diretti, il modello di sviluppo italiano fa grande affidamento al turismo e ristorazione. Il riferimento è ad “aziende” che in realtà sono negozi, condotti in forma padronale con pochi dipendenti.
Dove si trova l’industria quella che progetta, produce e crea ricchezza?
Quando s’afferma che il modello di sviluppo italiano degli ultimi 19 anni è sbagliato, ci si riferisce esattamente a questo passaggio. Abbiamo un’Italia di bar e ristoranti anziché imprenditori e fabbriche. Perchè ci siamo ridotti a un livello così minimale di sviluppo rispetto quello seguito negli anni Cinquanta?
Made in China? No I can’t buy it. Prof Carlini