Luigi Bonanate è un professore che non conosco, ma proviene dall’ateneo, quello di Torino a me caro, avendo studiato in quel contesto e conseguito 2 lauree magistrali. Ne consegue che quando sento parlare dell’Università statale di Torino mi sento coinvolto. Meno, a dir la verità rispetto l’Università Cattolica di Milano dove ho conseguito altre 2 lauree, una magistrale e l’altra triennale. La Cattolica di Milano mi coinvolge di meno, perchè il suo copro docente non l’apprezzo, sono 1400 insegnanti che spesso, non tutti, ma in netta prevalenza, utilizzano la cattedra per loro personali carriere più che porsi al servizio dello studente e alla missione dell’insegnamento. Essendo diventato un covo d’arrivisti, la Cattolica mi prende meno rispetto la statale di Torino.
A Torino ho sentito e respirato l’aria della Fiat, dell’industria, quella che produce ricchezza. Ne consegue che provo una gran vergogna sapendo che il PIL italiano è per il 75% prodotto dai servizi anzichè settori forti come il primario e il secondario. La “modernità” vuole che il primario sia ridotto ad un 3-4% di peso sul PIL e l’industria contenuta al 15-17%. Non è la mia visione di prosperità. E’ palese che con quest’impostazione sono contrario alla globalizzazione, quella che ritiene i servizi come l’asse portante dello sviluppo.
Ovviamente non sono a favore della de-materializzazione, la moneta elettronica e tutto ciò che non è vero, ma finto e virtuale: sono e resto un’industriale!
Tra le righe leggo questa sensibilità anche in Luigi Bonanate.
Comunque il ragionamento che l’autore sviluppa nel suo libro, dal titolo, La crisi. Il sistema internazionale vent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino, edito da Bruno Mondadori nel 2009, coglie un parallelismo. In causa ci sono 2 decenni, dal 1919 al 1939.
Dal 1919 al 1929 s’è vissuto di fiducia e prosperità mentre dal 1929 al 1939 d’angoscia fino a sfociare nel grande conflitto, il secondo come guerra mondiale.
Bonanate vede lo stesso schema per quest’epoca attuale. Avrà ragione? Nell’adattamento serve passare dai 2 decenni del prof Bonanate ai 2 ventenni che propone questo studio.
Per quanto il testo sia del 2009 si potrebbe ipotizzare un 2000-2019, al netto della crisi dei mutui americani e di qualche guerra come un ventennio di crescita e fiducia.
Dal 2020 tra pandemia (15 milioni di morti nel mondo rispetto i 24 della spagnola di 100 anni fa), guerra in Europa (2022) e Medio Oriente (2023) si potrebbe aprire una stagione di povertà e freddo per i prossimi vent’anni.
Ringraziando il The New York Times per quest’immagine, si può osservare la qualità dei missili iracheni lanciati su Israele qualche giorno fa del mese d’ottobre 2024.
Illuminismo e critica 2. Prof Carlini