Un altro punto di vista terzo articolo della serie: la locomotiva tedesca è uscita dalla stazione (per ora).
Tedesca è la prospettiva sull’Unione Europa e il peso prevalente sull’euro. Infatti sulla Germania c’è un terzo passaggio da prendere in considerazione.
L’importanza e ruolo dell’euro a vantaggio dell’economia tedesca! Tutte le analisi svolte sino ad ora, su qualsiasi organo di stampa e ricerca, trascurano questo aspetto che è da ritenersi strutturale per il sistema industriale tedesco. Infatti l’economia della Germania dipende in forte misura dall’export.
Due terzi della crescita complessiva della domanda all’economia e sistema manifatturiero tedesco, sono pervenuti dall’estero. In fin dei conti e alla luce di quanto accaduto, questo Paese ha bisogno di due aspetti strategici: mercati legati a doppio filo alle necessità tedesche, intrappolati al carro della Bundesbank e un cambio competitivo sul quale operare fuori dalla UE.
L’euro è stato capace di garantire entrambi questi aspetti, rivelandosi un affare per la Germania e non altrettanto per il resto d’Europa. Da qui si spiega e giustifica così tanta diffidenza verso l’euro e voci che vorrebbero un ritorno alle divise nazionali con efficacia all’interno di ogni singolo Paese, ricorrendo alla moneta unica solo nelle transazioni estere.
Non accettando questa prospettiva di ridimensionamento del ruolo dell’euro nelle nostre singole vite nazionali, tutto si complica. Assumendo l’euro quale moneta comunitaria, le crisi che comunque sono avvenute, hanno avuto sui paesi alla periferia dell’area germanica, l’effetto di trascinare al ribasso il valore della moneta comune. Il che è stato benefico sui mercati mondiali, ma ha anche mortificato le singole economie dei partner commerciali tedeschi. Questi valgono i due quinti delle esportazioni tedesche, ovvero nove volte di più di quanto conta la Cina nell’export germanico.
La metodica perseguita per svuotare le economie europee a favore della Germania è semplice.
I prodotti europei, a tutt’oggi, non sono competitivi sul mercato mitteleuropeo dopo ben un decennio d’aumento dei costi relativi. Se per un attimo si pensa a quanto accaduto se non ci fosse stato l’euro, il tasso di cambio con il marco sarebbe letteralmente schizzato alle stelle e tutte le altre valute soggette a forti svalutazioni competitive.
Tutto questo avrebbe “ucciso” l’economia tedesca, che invece è oggi forte e prospera. Nei paesi della periferia, le svalutazioni delle monete nazionali sarebbero state ingenti, almeno quanto quelle della sterlina. L’assenza di questi scossoni ha ribaltato le prospettive della Germania in Europa.
Su quest’ultimo particolare è importante fare una riflessione e meditare come una sicura disfatta si è trasformata in pieno successo per i tedeschi, grazie all’adozione della moneta unica. Con queste premesse, l’euro non appare affatto un sicuro approdo per tutti, come si vuole insistere nel far credere agli europei. Gli italiani stavano annegando nella bancarotta, quella stessa che ha poi travolto l’Argentina.
Per evitarla abbiamo avuto la “scelta” (imposizione) sull’euro, pagando l’ingresso con un cambio al doppio del suo effettivo valore.
Per poter comprendere l’importanza della moneta in un sistema economico è corretto paragonarla al ruolo che ha il sangue in un organismo. Laddove questo fluido abbia una pressione alta o bassa, il corpo ne risentirebbe. In questo caso il corpo è il sistema economico nazionale.
Prima avevamo una moneta, la lira, pensata e strutturata per il nostro sistema economico.
Cambiando la moneta, ma non il modo di lavorare in Italia (le aziende sono rimaste piccine, l’internazionalizzazione modesta, spesso non sappiamo neppure rispondere al telefono in tedesco o in inglese) abbiamo di fatto immesso nel nostro organismo un tipo di sangue, che ha una pressione e impeto calibrato per altri tipi di strutture. L’euro essendo in competizione con il dollaro, nei confronti della lira è come se l’ avesse “dollarizzata”. Per spiegarsi meglio è come se fosse stata presa una moneta progettata per un determinato sistema di produzione e invece immessa in un altro ambiente.
Praticamente il motore di una 500 Fiat su un Tir. Le conseguenze sono ora palesi, ma furono dette anche allora, dieci anni fa, però nessuno volle dare ascolto a questo paragone. Tutto ciò ha fatto la fortuna della Germania, che ha colonizzato l’Europa senza farla crescere.
In un quadro d’analisi sul successo economico tedesco, va detto anche questo.
Made in China? No I can’t buy it. Prof Carlini