Gli Stati Uniti dal 1929 hanno sempre espresso, nel bene come nel male, un punto di riferimento. Un faro a cui non solo l’Occidente si rivolge. Se questo è vero, si stanno osservando, in questi ultimi mesi delle novità. Nuovi orizzonti in ambito di globalizzazione con tendenze opposte a quanto creduto irreversibile fino a pochi mesi fa.
Per capire gli Stati Uniti serve porre delle date. Questo perché l’evoluzione è fortissima. Esiste un’America del 2017 che è diversa dal 2016 e così via. Ecco ad esempio quanto fu scritto nel 2012.
Da questa corrispondenza emergono dei passaggi impressionanti. Clinton e Obama che cerando di diventare dei Presidenti per tutti gli americani senza riuscirci. Di fronte a questo tentativo, anche nobile, emerge la Presidenza di Donald Trump. Un presidente che non ha interesse d’essere il Presidente di tutti. Lui punta a servire l’America indipendentemente dal gradimento. La sua missione è la sua idea. Stop.
E’ finita un’era dove si cercava l’accordo. A patto che ci sia la maggioranza, si governa! Ecco dove il consociativismo da globalizzazione è finito. L’inversione di marcia nella globalizzazione parte dalla politica.
Oggi nel 2017 fa “scandalo” che l’amministrazione Trump prosegua il reshoring. Si chiama pregiudizio. Certamente l’inversione di marcia nella globalizzazione è confermata.
Nel 2017 il problema immigrazione non coinvolge più solo i capitali, ma anche gli abusi sulle persone.
Made in China? No I can’t buy it. Prof Carlini