L’Impero Romano e il suo limite strutturale nell’agricoltura. Il solo primario “limita da matti”.
L’Impero Romano d’Occidente è caduto in 500 anni. Al contrario l’Impero Romano d’Oriente è durato altri 1000 anni con capitale Costantinopoli. Come già scritto in queste pagine, la romanitas ha servito l’umanità per 1500 anni. Le riflessioni emergono dal testo di Peter Heather, La Caduta dell’Impero Romano, una nuova storia.
Roma non riuscì a schierare più di 80mila soldati contro 110/120mila immigrati barbari in armi. Si è vero c’è un abbinamento tra immigrato e barbaro. Il dualismo non è affatto causale, ma voluto e ragionato. Lasciando perdere la polemica sull’immigrazione clandestina, in Italia che resta in tutta la sua gravità, va osservato come Roma avesse un limite allo sviluppo. E’ vero. Il solo primario (agricoltura e pesca) non furono sufficienti per mantenere l’Impero. Del resto la rivoluzione industriale sarebbe giunta a maturazione solo 1300 anni dopo. Il complesso degli effettivi dell’esercito romano riunito (Occidente e Oriente) fu di 600mila soldati. La massa però fu impegnata nel presidio delle frontiere. Non solo, il 27% del totale si trovò sulla frontiera persiana fronteggiando un nemico mortale per l’Impero.
Nel 440 d.C. Ezio, perdendo il nord Africa, granaio di Roma, dovette alzare la pressione fiscale. Da qui l’idea di Edward Gibbon che la caduta dell’Impero fosse causata da un collasso interno. I motivi furono ricondotti al fisco carente e al cristianesimo.
In realtà qui si vuole sottolineare un altro aspetto. Essendo la terra “inamovibile”, i possidenti terrieri romani, nei territori occupati dai barbari, dovettero abbandonare Roma. Nel caso non l’avessero fatto, avrebbero perso la terra. Ecco che emerge uno degli elementi di fragilità dell’Impero.
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