I limiti del Parkinson. Prof Carlini. Studi

Recentemente stavo osservando il comportamento di una coppia giovane di fronte al Parkinson. Lei precocemente malata, lui, poi divenuto marito, molto impegnato nel cercare soluzioni. Entrambi hanno cercato proposte innovative nel campo medico.

In realtà il Parkinson, pur avendo effetti squisitamente fisici, è una malattia che deriva dal rapporto sociale. Mi spiego. Stiamo parlando di un sistematico abuso del sistema nervoso, che reagisce ammalandosi. Ovviamente non tutti i casi di Parkinson sono riconducibili a un abuso di nervosismo, ma la tesi ha un fondamento. L’abuso degenera quindi in malattia.

Quando qui scritto NON intende indagare sulle cause del Parkinson. Al contrario, dalle cause su cui si può discutere, ci si spinge sulle soluzioni.

La prima soluzione riguarda il rapporto di coppia. E’ necessario partire, sul piano culturale.

Gestire il Parkinson o qualsiasi altra malattia di lunga durata, vuol dire EDUCARSI, nella coppia, alle nuove necessità che emergeranno dalla sofferenza. Non può e deve essere una sorpresa assistere il partner in vecchiaia.

La malattia cambia i bisogni. Il partner dev’essere EDUCATO nelle flessibilità a capire i nuovi bisogni. Tale EDUCAZIONE parte dai primi anni di matrimonio e matura negli anni.

I concetti qui espressi sono la base della sociologia del dolore. Stiamo parlando di pain sociology. Tutte riflessioni già incluse nella Teoria del prigioniero. Nel mondo queste idee sono note come The prisoner of Parkinson.

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