Leggendo la Storia d’Italia di Montanelli. Prof Carlini

Leggendo la Storia d’Italia scritta da Indro Montanelli in 24 volumi (o circa) ci si innamora del proprio paese e di uno stile di scrittura.

Nell’imminenza dell’esame di Stato o per scrivere una tesi di laurea come un concorso con tema scritto d’italiano, la Storia d’Italia diventa necessaria.

Montanelli usa frasi molto corte per esprimere concetti di diversa complessità.

Rispetto a quanto si legge in giro, con frasi zeppe di “un pò” (analfabetismo espressivo) o troppo lunghe, Montanelli ha saputo dare un senso allo scritto.

Certo lo stile dell’autore è puramente “giornalistico” ovvero immediato e diretto. Del resto non è questo il modo per farsi leggere e capire?

Leggendo Montanelli però interviene anche un altro aspetto decisamente inaspettato. Una sorta di melanconia nell’osservare come le generazioni si alternino una dopo l’altra, con una “fretta” assillante.

Vuol dire che, storia dopo storia, ci si accorge che la vita scorre e passa con estrema velocità, tanto da chiudersi rapidamente. Detto in altre parole siamo di passaggio sulla Terra.

Certamente in questo “passaggio” lasciamo il segno, ma è appunto questo il problema: si lascia qualcosa senza restare.

Questo concetto, che emerge leggendo la Storia di un Paese, è forse poco pratico e troppo filosofico, pur toccando l’anima e il cuore.

Da un’interpretazione di questo tipo, che si colloca oltre le date e i concetti, si scopre una nuova urgenza: cosa ne faccio della mia vita? Forse è meglio dire, come la gestisco per dargli un senso?

Ecco il punto: la vita non è pianificabile od ordinabile in un qualche modo, solo da vivere.

In questo sito web solitamente si discute di concetti, idee e spesso d’aspetti relativi all’insegnamento aiutando gli studenti e studiosi nel capire meglio di più imparando a mia volta.

Oggi si parla di vita, della sua qualità e del senso. Seppur la vita finisce in un tratto breve d’esistenza in pochi anni, comunque vale la pena viverla fino in fondo come testimonianza d’esserci stati. Io c’ero!

Quel “io c’ero” cambia ogni narrazione, ricordo e memoria.

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