Le reti d’impresa non hanno colto nel segno. Studi Prof Carlini

Le reti d’impresa non hanno colto nel segno: intervista a Daniele Carboni

Le reti d’impresa e la mancata promessa. La variabilità nella percezione dello stato di difficoltà in cui versa l’industria siderurgia italiana, negli operatori presenti in fiera al Made in Steel di Milano varia dal molto grave al grave. In rarissimi casi ci si esprime in termini di un calo delle vendite.
Probabilmente, nelle strategie di risposta, è contemplato anche il “non lamentarsi più di tanto”. Essendo le strategie di risposta il tema centrale di tutte le interviste svolte, sono stato ricevuto dall’imprenditore Daniele Carboni titolare dell’omonima impresa e socio del Gruppo d’acquisto IRON Group.
La Carboni è un’impresa di commercializzazione di prodotti siderurgici attiva anche nell’ idrotermosanitario, edilizia e ferramenta. Nel 2012 ha fatturato 89 milioni di euro, di cui 26 nel siderurgico. Agisce attraverso la sua sede di Correggio (RE) e partecipa con la IRON Group nel un gruppo d’acquisto insieme ad altre 25 imprese.

Domanda: Signor Carboni, ma lei che ci fa in fiera? (la domanda d’apertura per ogni intervista è appositamente provocatoria, per aprire subito una riflessione su costi-efficacia e gestione dell’attuale congiuntura)

Carboni: Sono qui in fiera nello stand della IRON Group per capire, insieme ai miei colleghi, che cosa stia accadendo! La fiera rappresenta un momento di coagulo delle opinioni più diverse, che non posso non recepire ed analizzare, indipendentemente dal mio accordo o meno. Ritengo che la crisi della siderurgia italiana sia da considerare strutturale partendo dalla produzione, sin dal 2008, per giungere a noi distributori.
La criticità più pesante, per il mio punto di vista, è la carenza di disponibilità economiche, imputabili in parte al comportamento del sistema bancario ma, in realtà, causate da una carenza di lungimiranza da parte di noi tutti, operatori del settore.

Domanda: Entriamo più nel dettaglio.

Carboni: Sostanzialmente siamo tutti piccoli operatori, con volumi modesti. È vero che con la formula del contratto in rete avremmo potuto “far massa”, ma questo strumento, concettualmente valido, non ci ha dato quegli esempi da seguire che avremmo voluto.
Orfani delle reti d’impresa, certamente abbiamo il gruppo d’acquisto che ci aiuta tantissimo, ma i volumi dove sono? Dobbiamo allargare la nostra sfera d’azione!

Domanda: Se dico internazionalizzazione cosa mi risponde?

Carboni: Sull’andare all’estero, uno studio di Modena ci sta lavorando sopra per capirne la fattibilità, ma il bacino d’utenza dove voglio e debbo incidere “è casa mia” intorno ai 150 km dalla mia impresa. Sicuramente posso spingermi su altre regioni d’Italia, ma appoggiandomi sempre a un socio del gruppo d’acquisto, su una distanza non oltre quanto indicato.
Mi preme aggiungere che il mio sforzo non è solo nel conquistare quote di mercato nella mia area d’influenza, ma un’attenta revisione dei centri di costo aziendali. In pratica ho due fronti: il fatturato e i costi interni. Su questi aspetti cerco il risultato aziendale. La novità, rispetto agli anni passati, è una maggiore attenzione ai costi interni e un timido interesse verso l’estero.

Domanda: La ringrazio per quanto afferma perché rappresenta esattamente il mio lavoro per le imprese in ambito d’internazionalizzazione e ristrutturazioni.

Carboni: Per questo leggo da anni l’angolo di Carlini, lei riesce ad allargare i punti di vista, quando noi tutti restiamo ancorati e trincerati dietro il problema.

Domanda: Ringraziandola per la pazienza che mi rivolge leggendomi, ha un messaggio da inviare ai lettori?

Carboni: Serve l’unione tra noi, maggiore coesione. Dobbiamo ridurre i costi gestionali, aumentare la massa critica, interfacciarci con banche ed estero in forme consociate. Le banche non devono più aver a che fare con il singolo operatore ma con una categoria!

Grazie per aver concesso quest’intervista signor Daniele Carboni.

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