Gli articoli pubblicati in questo sito non sono mai teneri verso gli imprenditori. Non è vero che si abbia “il dente avvelenato” verso di essi. Al contrario. Un sano capo d’azienda merita un monumento a futura memoria. Che le nuove generazioni possano ricordare quegli esempi che meritano. La mia idea di condottiero d’impresa è di colui cui gli studenti portano i fiori sul monumento nella pubblica piazza. Il direttore e creatore d’impresa è un “baciato da Dio”; un eletto.
Con un’idea di questo tipo osservando gli attuali imprenditori in comando. Oddio! Apriti cielo.
Nei confronti di quei capi d’azienda che:
- hanno la moglie come direttore amm.vo (ovviamente priva della necessaria preparazione)
- il figlio come direttore comm.le (ovviamente privo della necessaria preparazione)
- la figlia come direttore di marketing (al massimo con una laurea in economia
che cosa gli vuoi dire? Semplice!
Per avere un titolo di manager serve:
- almeno 1 laurea magistrale; (quasi 26 anni)
- dalla laurea magistrale è saggio il master; (tra i 26-27 anni)
- dal master è opportuno un quinquennio all’estero per imparare; (dai 27 ai 32)
- quindi servono almeno 10 anni d’esperienza lavorativa (dai 32 ai 42 anni)
chi non possiede questi titoli per cortesia non faccia il “manager”.
Detto ciò serve rendere omaggio a un leader: Bernardo Caprotti.
Il capo storico del marchio Esselunga va ricordato per le umane capacità. Non solo.
L’imprenditore è colui che sa vedere oltre i problemi. Ha paura (come tutti) ma la sa dominare. Osa, perde, si rialza e a volte vince. E’ solo una donna o uomo come tutti ma un combattente. Non serve mitizzarlo l’imprenditore, basta vedere come paga lo stipendio e il TFR a tutti. A gente di questo tipo possiamo solo dire GRAZIE. Peccato che ce ne siano troppo pochi in giro. Grazie Bernardo Caprotti.