La Rivoluzione francese 3 nell’Italia del Settecento

La Rivoluzione francese, terzo spunto di riflessione tratto dal testo di Montanelli, L’Italia del Settecento.

In una Francia ideologicamente già “arata” dal pensiero di Rousseau, che ha così insistito sull’uguaglianza più che sulla libertà, arriva l’esperienza delle truppe francesi impiegate in supporto ai coloni in America. Il Re, Luigi XVI°, in forte difficoltà economiche chiamò, licenziò e richiamò più volte diversi personaggi per la quadratura dei conti senza riuscirci. Un Re e una Corte disinteressata a ridurre il suo sfarzo voleva però il riassetto delle finanze pubbliche. Ecco un aspetto di non poco conto da considerare.

Non trovando “artifizi” contabili adeguati, pur grazie ai migliori gestori di finanza pubblica esistenti, il Re dovette convocare gli Stati Generali inattivi dal 1614.

Merita comunque ricordare i nomi di questi grandi uomini di finanza: il ministro Turgot (licenziato), il banchiere ginevrino Necker (licenziato 3 volte) e altri.

Cosa non funzionò e scatenò la Rivoluzione?

Come sempre non ci fu 1 aspetto ma tanti, talmente tanti che l’elenco è veramente lungo, qui sintetizzato in 3 passaggi:

  • gli Stati Generali seppur riconvocati a distanza di molto tempo dall’ultimo evento, avrebbero voluto esprimere un UNICO voto e non tre per stato sociale. Mi spiego. L’Assemblea era strutturata su Clero, Nobiltà e Borghesia. Ogni camera esprimeva un voto determinando così la maggioranza che solitamente era di 2 a 1 a favore del Re. La richiesta dei borghesi fu di 1 camera 1 voto, ma il Re non cedette su questo aspetto fino a sciogliere l’Assemblea; primo errore.
  • il secondo, ma non meno grave fu la Regina, l’austriaca Maria Antonietta, donna alquanto frivola e spendacciona per le sue necessità e la Corte. La Regina non seppe e non volle permettere alle donne di Francia d’identificarsi in lei restando sullo sfondo come presenza ostile alla Nazione. Questo fatto possiamo definirlo come caduta d’immagine e presa sulla popolazione.
  • I tempi erano maturi per la Rivoluzione nel senso di un diverso rapporto Stato-cittadino come predetto da Rousseau.

La Rivoluzione francese 3 prosegue in 4 in un prossimo studio.

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