La prossima guerra alla Cina comunista non si combatte solo con mezzi blindati, navi e aerei, ma NON acquistando più nulla che sia cinese.
Il “no grazie alla Cina” parte da piattaforme come “Zoom” di proprietà di un cinese che risiede negli Stati Uniti, ma comunista. Grazie al tizio diverse persone sono state individuate e arrestate a Hong Kong nella lotta per la democrazia in quella sfortuna città abbandonata dall’Occidente.
Tagliata fuori la piattaforma “Zoom” è il turno di “LinkedIN” altro strumento del grande orecchio del partito comunista cinese in Occidente. E sono 2 artigli cinesi su di noi, ma poi tutto l’import cinese che quotidianamente acquistiamo.
IL CITTADINO OCCIDENTALE VA EDUCATO NELLO SCARTARE IL PRODOTTO “made in China”.
Più complessa è la ricerca di prodotti italiani o di marca Occidentale con all’interno componentistica cinese. In quel caso la ricerca va fatta e tagliata fuori quell’impresa Occidentale che ha trafugato lavoro nostro per darlo ai comunisti (traditori e approfittatori). Le imprese italiane che hanno delegato la produzione in Cina e vendono il prodotto nel nostro Paese, vanno trattate come quelle cinesi: embargo!
Crepi di fame chi ha licenziato nostre maestranze per dare lavoro ai cinesi, pretendendo di rivedere il prodotto in questo mercato!
La guerra alla Cina si è svelata in questi ultimi mesi da quando è stato diffuso (per errore) il virus della polmonite cinese.
In Italia ci sono 140mila morti: chi li paga?
Non è finita, la guerra alla Cina, scoperta di fatto a febbraio 2020, si è ora trasformata anche in scontro militare grazie all’Afghanistan.
L’accordo di ieri sera tra gli Usa, l’Australia e la Gran Bretagna per battelli subacquei a trazione nucleare in funzione anti cinese, alza il livello del confronto.
La prossima guerra sarà certamente militare, ma inizia oggi nell’embargo di ogni prodotto che sia cinese.
Il pensiero va a prodotti cinesi come il cellulare Huawei nei suoi diversi modelli tipo Mate 40 Pro firmato Caviar
Made in China? No I can’t buy it. Prof Carlini