La guerra è parte di noi, rappresenta e costituisce la nostra personalità e storia. In epoca globalizzata s’è alzato a dismisura il livello di conflittualità interpersonale; tradotto vuol dire che litighiamo molto, ma molto più facilmente. Per la precisione questa tendenza al litigio e confronto duro s’è acceso dai tardi anni Sessanta per giungere a livelli notevoli nel periodo post 2000.
Aumentando complessivamente la predisposizione al litigio tra singole persone, anche tra Stati si gettano le premesse per un confronto armato.
La persona singola va a costituire la collettività nazionale.
Aver portato i divorzi al 42% in Italia, al 45% negli Usa e gli abbandoni (dato di stima) al 60% nelle coppie non consolidate da alcun vincolo è guerra!
10 milioni d’immigrati in un paese, l’Italia, che ha 55 milioni di residenti è una forma d’invasione, tradotto è guerra.
Un magistrato che è parte su un argomento e si permette anche di giudicare in argomento è guerra sociale.
Estendendo il ragionamento dal singolo alla comunità nazionale, si perviene al punto che: la guerra è parte di noi.
Giorni fa con degli studenti è stato sfiorato quest’argomento.
Per loro la guerra è inconcepibile però:
- fanno ampio uso d’internet (superficialità di pensiero)
- non leggono libri e riviste come neppure il quotidiano (scarso spessore di riflessione)
- non sanno (hanno studiato settorialmente alcuni aspetti professionale, ma non conoscono il come e perchè della globalizzazione e sua crisi, la storia recente dagli anni Cinquanta ad oggi)
- sono attaccati ad alcune frasi di sintesi senza saperne esplorare i significati (ecologia, inclusività, solidarietà, circolarità nell’economia)
In queste condizioni si considera la guerra (quella che fanno gli altri) come estranea alla Storia. E’ chiaro che manca una capacità di riflessione per cui;
- nel 1939 i giovani tedeschi sentirono il bisogno di spazio vitale;
- sempre nel 1939 i giovani d’altre nazionalità percepirono il bisogno di difendersi;
- in Ucraina oggi si combatte;
- si combatte anche tra Israele che si difende e i terroristi iraniani e fondamentalisti d’Hamas che attaccano.