La fine della Cina in quanto dittatura. Potrebbe essere una delle prossime sorprese anche se non ci sono segnali in tal senso. Certamente la posizione sociale e politica cinese è critica. Il rischio di un collasso è reale.
La fine della Cina, come attualmente recepita, non è poi così tanto lontana. Il punto non è se dovesse collassare, ma chi ci rimette di più. Sono a rischio gli investimenti incautamente sviluppati in quel paese dagli Occidentali? Onestamente credo proprio di si. Una riscossa cinese verso la democrazia è possibile in quella intercapedine della storia che si sta affermando. Il riferimento è a una importante crisi finanziaria per eccesso di debito interno. In pratica sono stati prestati troppi soldi a chiunque (iscritto al partito). I mancati rientri possono agevolmente essere coperti dallo Stato, riducendo il surplus. Contabilmente la manovra sarebbe perfetta. Purtroppo però la macroeconomia non funziona così.
Nel transito dal comunismo alla democrazia, c’è sempre di mezzo una fase di nazionalismo. E’ la storia. I nazionalisti spesso sono quelli che nazionalizzano ciò che i comunisti non hanno voluto fare. In queste parole questo è il rischio degli imprenditori occidentali. La mancata considerazione di tali aspetti ha reso ad alto rischio ogni investimento in Cina. La borsa di Pechino ha iniziato a registrare un esodo di capitali, ma ancora poca cosa. Ciò vuol dire che il sentore, pur sotto traccia, inizia a confermarsi.
La Cina ha un futuro? certamente! Su questo non ci sono dubbi. Non ci sono al momento tendenze secessioniste confermate. L’unica cosa non confermata è il comunismo. Infatti stiamo aspettando la fine della Cina comunista.
Made in China? No I can’t buy it. Prof Carlini