La crisi della globalizzazione e delocalizzazione

La crisi della globalizzazione e delocalizzazione

La crisi della globalizzazione è sotto gli occhi di tutti. Nessuno ne parla per non ammettere una sconfitta. Che peccato dover vivere nascondendo i fallimenti anzichè risolverli.

Nella crisi della globalizzazione c’è anche la delocalizzazione. Non solo, in crisi c’è anche l’immigrazione e la cosiddetta società aperta. Fin qui nulla di speciale, il punto è un altro. Perchè questi “modi di pensare” sono entrati in crisi?

Come in tutti gli aspetti dell’umano le motivazioni sono sempre tante. Troppe. Relativamente alla crisi della globalizzazione, penso derivi da un fatto strutturale. Non poteva non entrare in crisi! Questo perchè:

  • non sono stati considerati gli aspetti culturali;
  • arrogantemente sono state annullate le razze ed etnie. Ricordo ancora gli echi di gente che afferma: le razze non esistono! Che bestialità. Le razze sono 6 e le culture 9.
  • al posto della considerazione sulle differenze culturali, ci si è illusi nel solo consumo. Si è voluto ritenere che consumare fosse un motivo sufficiente per unire il mondo. Questa è stata una pretesa eccessiva! Il consumo non è un “bruciare qualcosa”. Al contrario, ci insegna Pierre Bourdieu nel libro “La distinzione, critica sociale del gusto” (1979) che il consumo è stile di vita. Non si consuma distrattamente vivendo ma come metodo e rappresentazione sociale. Quando il consumo è cultura, non lo si può massificare nella sola pretesa che vengano comprati i beni. Il mondo ci si illudeva che potesse funzionare in questo modo. Qui è contenuto il fallimento degli architetti della globalizzazione. Sennet  e altri, ivi compresi i sociologi, hanno sbagliato.
  • Siamo passati dalla precarietà lavorativa all’instabilità dei sentimenti. In queste poche parole è contenuta la sintesi dell’attuale crisi sociale.

La foto qui esposta del libro “Capitale erotico” non è casuale. Fu Bourdieu a introdurre nella cultura il concetto di capitale umano. La sociologa Hakim ha solo esteso il concetto di capitale alla sfera personale e sessuale.

Concludendo, è stato commesso un errore. Accade! La crisi della globalizzazione non è un caso. Quanto lascia perplessi però è l’incapacità ad ammetterlo, cercando nuove strade. 

Ecco la foto di uno dei responsabili del fallimento della società aperta. E’ l’autore di diversi libri tra cui quello esposto. Sono personaggi incapaci di autocritica.

Ecco invece chi ha saputo capire, ma non viene considerato. Anzi all’università parlare di Zygmunt Bauman significa essere osteggiati, criticati e ricevere voti bassi! Siamo in una società “democratica” che non conosce l’autocritica.

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