Italiani che lavorano duro, peggio dei cinesi Un esempio

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SUB 2010 006 Scavazzin
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Data:17 Settembre 2014

Italiani che lavorano duro!

Il Codice civile da una sua indicazione che resta “giuridica”. A conti fatti manca “il Capitano” della nave e il mare è sempre agitato. Da un quadro così deprimente emerge tanto lavoro e scarsi risultati.

L’articolo qui presentato offre un esempio. Si tratta di gente onesta e “dura”, ma con risultati inferiori alle aspettative. E’ possibile correggere un gap di un risultato così drammatico? Oggettivamente si. Per transitare a una diversa economia tra sforzo e risultati, serve un “traghettatore”. In un’azienda serve un consulente esterno. Questo personaggio è solitamente in grado di trovare quella dignità che scarseggia.Ci troviamo quindi un trio. Italiani che lavorano duro, manager non adeguati, imprenditori ignoranti. Come si esce fuori da questa trappola?

Dovrebbe essere la Confindustria. Anzi dovrebbe essere il governo. Oppure…..non c’è fine.

La soluzione è dentro l’azienda che si fa aiutare da un esperto. Chiedere un aiuto istituzionale significa non risolvere nulla. Non siamo in un Paese dove le istituzioni funzionano. Resta solo l’arte dell’arrangiarsi nella quale gli imprenditori sono maestri! Ebbene arrangiandosi, le imprese valorizzando italiani che lavorano duro, chiedono aiuto ad altre imprese. In questa maniera nasce l’idea di un distretto. Sto esagerando. Un consulente è una piccola impresa che ne aiuta una più grande di lui (neppure di molto). La media nazionale delle aziende è di 3 dipendenti a testa. Passiamo quindi dal singolo consulente (1) a una PMI che solitamente è costituita da 6-7 persone. Il salto non eccessivo! Però l’aiuto è tangibile.

Buon lavoro[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]

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