Italia del Settecento. Indro Montanelli. Prof Carlini

Italia del Settecento come inizio di un nuovo ciclo di studi, stavolta non più dedicato al Seicento, ma al secolo successivo.

Ho speso un anno per leggere 4 testi diversi sul 600 ed ora mi sento pronto per affrontare il Settecento.

Il libro d’apertura delle mie ricerche è sempre riconducibile alla Storia d’Italia d’Indro Montanelli. In tutto credo siano 24 volumi che ho già letto in età giovanile, ma ora siamo nell’approfondimento dell’età matura.

In effetti sorprende LA MASSA DI DETTAGLI CHE SI COLGONO IN ETA’ MATURA, RISPETTO QUELLA FRETTOLOSA E GIOVANILE.

Quasi a dire che a scuola ci dovremmo tornare da adulti per apprezzarla e imparare con raziocinio. Che spreco la scuola per i ragazzini al costo di 6.900 euro a testa all’anno da parte dello Stato. Del resto se non alfabetizzassimo i giovani, non saprebbero neppure usare l’alfabeto. Probabilmente bisognerebbe portare le persone a un percorso di formazione permanete, ma quando insegno nelle imprese, trovo solitamente gente che non apre libro da anni.

Venendo alle prime 50 pagine del testo, L’Italia del Settecento di Montanelli, il concetto fondamentale che indirizza i primi capitoli è descritto in 2 presentazioni qui allegate.

Parafrasando l’autore a pagina 24: ….è questa preminenza del pubblico interesse su quello dinastico che rende (..) così efficiente la politica inglese.

E ancora: ...la guerra la si fa con le tasse del cittadino e il suo sangue e questi sacrifici non è disposto a farli per regalare al suo Re un trono o un titolo. Il cittadino vuole Gibilterra perchè (…) è la porta del Mediterraneo con i suoi noli e mercati. Vuole l’asiento, perchè (..) è il monopolio  del traffico più redditizio. Vuole il Canada perchè (..) è il grano, il legname e le pellicce. Vuole il vascello di permesso perchè con quello apre alla propria esportazione il continente sud-americano. E soprattutto vuole la padronanza dei mari (..) perchè sono la ricchezza e la sicurezza. 

Ecco un bel libro, anche se a Montanelli si può imputare un anticlericalismo che si sarebbe potuto risparmiare. Montanelli è ancora nel mondo dei guelfi/ghibellini.

L’Italia del Settecento è ora aperta allo studio. 

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