Internet e superficialità: l’immaturità del “mi piace”

Internet e superficialità: l’immaturità del “mi piace”

Ultimamente ho partecipato all’esperienza di Facebook con maggiore intensità rispetto al passato. In quest’avventura ho notato quanto il web abbia abbrutito e ridotto la comunicazione umana. Mi spiego. Facebook è strutturata su un sistema di comunicazione per cui qualcuno afferma qualcosa. Fin qui è perfetto. Il lancio di un messaggio o spesso di un’immagine, comporta solitamente una risposta che si riduce al 90% dei casi, in un”mi piace”. La soddisfazione di chi ha lanciato il messaggio o la foto è nel contare i “mi piace”. Molto raramente la risposta si basa su un commento.

Non è finita. Emerge come il ricorso a internet, da parte delle persone sia in pratica una ricerca d’amicizia.

Detto meglio, le persone cercano contatti con altri per farsi compagnia.

In effetti questa è la missione d’internet nel mondo civile. In quello militare, internet è stata progettata per sopravvivere a un attacco nucleare.

Ebbene, per quanto si stia in internet, cercando il piacere della compagnia, quando la si trova, non si smette di postare a raffica. Questo meccanismo va spiegato meglio. Internet (tra privati) serve per comunicare, fare ricerca e ricevere compagnia. Per ottenere questo si pubblicano una serie di spunti-provocazioni. Quando finalmente si ottiene “la compagnia”, ovvero la possibilità pratica di un dialogo continuativo, non si smette di postare. E’ come se “postare a raffica” (quasi in forma maniacale) e ricevere i “mi piace”, sia la nuova vera missione di internet. Vi ricordate quando da bimbi si contavano le figurine dei calciatori? Ce l’ho-non ce l’ho.

Internet si conferma come la sintesi di un pensiero mai sviluppato.

In questa maniacale girandola di messaggi pubblicati nel web (postati – come si dice in gergo) la persona è ancora più sola. Laddove internet è stata inventata per lenire la solitudine, nasce ora una nuova forma di sofferenza. Una solitudine esistenziale del soggetto che si chiude in se stesso. Come questa persona avrebbe voluto contatti di compagnia, ora si chiude in sè. Ecco che emergono messaggi del tipo: buongiorno, buonasera, buona domenica. Messaggi del tutto insignificanti quando, ricevuta la compagnia (quello che si voleva) si persevera nel buongiorno, buonasera!

Perchè così immaturi? Forse nasce una nuova patologia comportamentale; parlare con se stessi.

Non si posta per gli altri o ricevere compagnia, quanto rassicurarsi. Del tipo: se dico buongiorno io ci credo.

Siamo alla celebrazione dell’esibizionismo per se stessi. Poi la società è in crisi. E’ vero.

Basta osservare Facebook e il social in generale.

Spesso la gente, sopratutto donne, non sanno neppure presentarsi con il viso celandolo al contatto. In questo modo internet sta diventando quella corsia d’ospedale, reparto neuro, dove studiare la deformazione del comportamento umano. 

Esistono anche altri casi. In effetti e finalmente, ci sono persone che hanno capito il corretto uso d’internet. Trovato il o le persone con cui dialogare, immediatamente passano al personale. In questa “tragedia” si dimentica come il personale sia una conquista anzichè un dialogo d’obbligo. Mamma mia che macello!

E’ stata inventata internet per la compagnia e il dialogo, NON per l’esibizionismo schizzofrenico o come agenzia matrimoniale. Dove sono le idee, i concetti, i punti di vista, le grandi visuali che completano il mondo?

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