Inglese come stupido abuso della lingua straniera. Prof. Carlini

Inglese usato nella comunicazione scritta e orale come abuso del concetto ed esibizionismo comportamentale. Spesso mi capita di correggere delle tesi di laurea infestate da terminologia anglosassone. Si tratta di un pericoloso segnale d’impreparazione del candidato da correggere o bocciare.

Normalmente scrivere rappresenta un mezzo per spiegare. Vuol dire essere capaci d’illustrare a qualcuno un concetto in forme più chiare di quanto sino ad ora detto o pubblicato.

Togliere al linguaggio, scritto come parlato, la funzione di spiegare e trasmettere, significa affossarne il senso lasciando tutto al suono. Un suono che spesso, con la lingua straniera diventa gutturale e primitivo. Precisamente un rumore anziché melodia.

L’abuso nell’uso della lingua straniera solitamente esprime immaturità e una percezione di rumore nel linguaggio anziché musicalità.

Immaturo è quel personaggio, uomo o donna che sia, che cerca nella sintesi e con la sintesi di “comunicare”. Accade spesso, che anziché trasmettere un concetto, colui che parla/scrive lo spieghi a se stesso utilizzando frasi di sintesi. La sintesi è una citazione o il riportare un qualcosa già scritto da altri.

L’espressione sintetica ha il potere di tranquillizzare ma non spiega. Tranquillizza perchè quell’espressione è stata già udita o letta quindi introduce automaticamente nel concetto che si vorrebbe spiegare. In realtà riconoscere la frase/parola indica un momentaneo benessere che non permette di capire l’intero concetto.

In effetti la sintesi ha sempre il potere di ricordare, a chi comunica, il concetto, ma non è adatta a spiegare agli altri. Infatti chi si rivolge ad altri, ha certamente in mente il quadro generale spiegandosi però attraverso i concetti. E’ ascoltando questi ultimi che si perviene alla sintesi.

Il meccanismo di comprensione passa per concetti-sintesi. Prima c’è il concetto/l’idea, successivamente arriva la sintesi per ricordarlo. Invertire l’ordine della comprensione significa compromettere la condivisone con l’altro.

L’uso della lingua inglese, usato come sintesi, nel linguaggio corrente nazionale, crea questo fenomeno di distacco voluto. Non solo, anche di fastidio da parte del lettore o chi ascolta.

Spesso chi abusa esibizionisticamente dell’inglese afferma: mi hanno insegnato la lingua straniera, l’ ho studiata e la uso. La risposta più semplice è: tutti abbiamo studiato l’inglese (chi più chi meno). L’aver studiato qualcosa, non vuol dire usarla come un’arma.

Sono ridicoli quei curricula richiesti in inglese per lavori da svolgere in Italia. E’ poco seria l’impresa che punta giocando sull’esteriorità del candidato quando il mercato sul quale agire è italiano e parzialmente estero.

Conclusione; che in Italia, per spiegarsi e insegnare, si usi la lingua nazionale. L’inglese è fatto per gli inglesi. Serve certamente conoscere l’idioma straniero, senza però perdere i concetti in madrelingua. Invertendo i fattori, abbiamo un esercito d’ignoranti che balbettano rumore nel tentativo di spiegarsi; patetico!

Chi vuole spiegare qualcosa lo faccia per farsi capire senza giocare all’estrosità linguistica.

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4 comments

Giulia Amato 10 Giugno 2019 - 15:35
Interessante, il mio preside di due anni fa, aveva la stessa opinione
Giovanni Carlini 11 Giugno 2019 - 6:45
Come vedi cara Giulia siamo in parecchi a pensare che sull'inglese c'è esibizionismo ed abuso!
Giovanni Carlini 29 Giugno 2019 - 12:37
usando l'inglese peggiori l'italiano cara Giulia!
Rosaria Di Bona 11 Giugno 2019 - 14:54
Da purista, sono convinta che bisogna conservare e proteggere il nostro idioma che è quello di Dante, Petrarca, Boccaccio, Manzoni...Ed essendo la lingua il canale di trasmissione dei valori, questi non vanno trascurati, perchè costituiscono il cemento della nostra comunità. Tuttavia, può essere anche lecito l' uso degli anglicismi, ma quando lo stesso è utile e intelligente, quando, ad esempio, le parole sono frutto di una tecnologia più avanzata rispetto alla nostra. E' ovvio che, in italiano, wi - fi si chiama wi - fi, perchè non l' abbiamo inventato noi e il nome è stato dato da altri. Il problema sta nel fatto che si usano parole straniere, per indicare quello che anche da noi esiste, ha un nome e si capirebbe benissimo con il nome italiano. Bisogna, pertanto, distinguere tra uso stupido degli anglicismi e uso necessario e intelligente degli stessi. Purtroppo, il destino della lingua italiana si gioca, più che sui piccoli cambiamenti morfo - sintattici, sul ruolo che la società italiana intende assegnare alla propria lingua nazionale, perchè gli Italiani sono i primi, anzi gli unici a mettere da parte la propria lingua, convinti che, pennellando d' inglese le cose più banali, queste cessino di essere tali e brillino di luce nuova. Il mondo politico ci fornisce l' esempio più concreto. Qui, l' uso di anglicismi sottende sempre la voglia di imitare quanto accade altrove e l' intento di rendere credibili agli elettori programmi e promesse. Così, la lingua perde la sua originaria purezza, la sua autenticità, s' infarcisce di termini che non le sono consoni, in una parola s' imbastardisce, proprio come un popolo, quando viene sopraffatto e sostituito da un altro, dando origine ad una società meticcia. Il riferimento all' immigrazione non è casuale. E tutto ruota nell' orbita della globalizzazione, per cui, tutto si muove, tutto cambia, tutto si trasforma, secondo una logica assurda e ciò che oggi è, non lo sarà domani. Ma, questa è una colpa di cui i responsabili si macchieranno, di fronte alla storia..

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