Industrializzazione necessaria per la qualità di vita. Prof Carlini

Industrializzazione necessaria: della serie i concetti che non si riesce a discutere!

Industrializzazione. L’articolo d’apertura del 2013 pubblicato da Siderweb nell’angolo di Carlini, non può che riguardare gli impegni nella scelta di un nuovo esecutivo. Ovviamente è nota la mia profonda solitudine su questo argomento. Inutilmente cerco personaggi del calibro di Cavour, Giolitti e De Gasperi, restando deluso.

Qualcuno mi dice: ma cosa pretendi e cosa vorresti ascoltare dai politici?

– Nel campo energetico non cerco polemiche, ma solo dati di fatto. Se gli italiani amano l’aria condizionata, vuol dire che serve una grande produzione di energia elettrica. Stabilito questo dato, ne consegue che servono determinate scelte tra nucleare, alternative o un suo mix. Spesso affrontando i problemi andiamo subito alla conclusione, senza analizzare gli elementi che costituiscono il tema.

– Questione moneta unica. Anche se tutti sanno la mia più profonda ostilità all’euro, il punto è un altro. Economie diverse possono essere riunite in una sola unità monetaria, oppure necessitano di singole politiche monetarie? Onestamente, finchè la UE era CECA o CEE aveva uno scopo e ha fatto molto per il Continente (ovvero si è limitata all’integrazione commerciale in Europa agendo anche sul piano della coordinazione industriale) ma il passo successivo, in ambito politico e quindi “l’evoluzione in UE”, ha rappresentato la sua crisi. Oggi la UE è uno spazio politico vuoto.

– Parlare di antieuropeismo comporta una distinzione tra la CEE (aspetto economico che è stato un successo) dalla UE (parte politica) che è un disastro. Una autocritica che riveda profondamente la UE è opportuna per rilanciarla o affossarla. Tra gli aborti della UE figura ovviamente l’euro, la moneta unica che in teoria sta in piedi, ma oggi è uno zombi. Ci si chiede perché siamo in crisi: chissà come mai se abbiamo una moneta anonima estranea a 17 economie.

– Questione tasse. (Apriti cielo) Ovviamente non concordo con l’attuale pressione fiscale e i metodi di persecuzione applicati da stato di polizia tributaria. Non concordo perché, stabilito quante tasse devo pagare (qualsiasi esse siano) preferisco versarle alla scuola dei miei figli, oppure prendendomi in carico i lampioni della strada pubblica che ho sotto casa, oppure anche darle allo Stato. ma in una coesistenza con un bene pubblico che riconosco, come un ospedale. E’ palese che questo non è possibile per tutti i servizi, ma se ho un figlio in caserma nell’esercito e le mie tasse le volessi devolvere all’amministrazione di un certo ente, perché non posso farlo portando a riduzione del valore da pagare la ricevuta telematica di avvenuto pagamento? Come emerge da queste parole, nei Governi manca la parte pedagogica di educazione del cittadino a sentirsi parte della Comunità, anziché la vessazione poliziesca tributaria. Quest’anno ho pagato le tasse per i miei vecchi: può stare in piedi uno stato in queste condizioni? E se non avesse pagato l’IMU, mia suocera, vedova di un poliziotto con pensione di reversibilità sarebbe stata un evasore, ovvero un pericolo pubblico a detta del Governo uscente? Ebbene io non riesco a vedere un pericolo in una anziana, piuttosto lo vedo in uno stato che ha rotto il rapporto stato-cittadino, pur dovendo perseguire aree di ricchezza occulte. E’ anche ridicolo (rispetto la precedente normativa che fissava il contante a 2.500 euro) aver ridotto oggi a 1.000 il denaro liquido per inseguire evasori che hanno motoscafi e ville al lago.

L’esagerazione è anch’essa una patologia.

– Sul colore delle toghe che polverone; anche questo argomento sarebbe semplice. Un magistrato è un pubblico dipendente, se nell’esecuzione del suo lavoro si presta a posizioni politiche va licenziato. Far politica è diverso dal perseguire un reato commesso da un politico, ma se la sua assoluzione dimostra l’inconsistenza dell’accusa, non c’è più posto in magistratura per un pubblico ministero che ha sbagliato con intendo ideologico.
Si potrebbe proseguire parlando dei crediti d’imposta per ricerca e sviluppo al 90% appena scaduti al 31.12.2012 e non rinnovati. Come si fa a lanciare un progetto di ricerca serio, in un lasso di tempo inferiore al biennio? (sono diventati effettivi dal novembre 2011 con circolare dell’Agenzia delle Entrate fino allo scaduto 31.12)

Inutile proseguire.

Si parla tanto di Grecia come esempio negativo o di spettro, ma non è tanto distante da noi, quando nulla cambia all’essenza dei problemi.

Abbiamo 20 regioni, 110 provincie e 8.090 comuni (gli Enti locali) che rappresentano uno stipendio alla politica (tranne i Comuni) con un importante deficit di bilancio statale.

 

Perché nessuna lista o programma politico affronta questi temi?

Auguriamoci buona fortuna.

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