Illusione nella fine della crisi. Malati di ottimismo. Prof Carlini

Illusione per una Nazione che vivacchia d’ottimismo (speriamo che me la cavo)

Illusione: le premesse

Il 2010 ci ha illuso che la crisi fosse finita, ma da quest’estate abbiamo scoperto che non è così. Perché accade tutto questo?
I giornali stanno drogando il paese con una bassa politica del vilipendio, per cui è “colpa di qualcuno”, la cui sostituzione risolverebbe ogni cosa. In realtà la vicenda è decisamente molto più complessa perché riguarda aspetti sociali e culturali, quindi di conseguenza economico-industriali.

L’affondo

La crisi è strutturale perché, semplificando, spendiamo meno sentendoci poco “sicuri”. Stiamo vivendo con maggiore ansia l’era dell’incertezza perchè:
a) il 28% dei nostri figli non ha lavoro;

b) il precariato è troppo esteso;

c) con un lavoro precario (se va bene) i giovani non escono di casa ritardando il matrimonio, quindi hanno prole più tardi e restano nella fanciullezza di un’età matura che tale non è;

d) con una superficialità di fondo dei giovani e un disamore degli adulti, per il lavoro, la società, il rispetto delle regole, nel complesso si spende di meno;

e) se la propensione alla spesa è minore, l’intero settore industriale si adatta a un nuovo sistema di consumo indirizzato verso prodotti di basso costo, che durino poco nel tempo, in attesa di una nuova stagione di stabilità che “verrà”. L’immaturità è anche un’attesa eterna per un qualcosa su cui non si lavora per realizzarla, ma al massimo si parla;

f) sotto l’aspetto economico, la globalizzazione ha fallito, perché ci ha resi più poveri di quanto avevamo nel 2000;

g) la delocalizzazione, lasciata in mano ai soli imprenditori e non come espressione della politica nazionale, ha permesso ai primi d’arricchirsi sfruttando i bassi costi di mano d’opera depauperando (impoverendo) la Nazione di posti di lavoro. Laddove si delocalizza per re-importare i prodotti da vendere sul nostro mercato, questo si configura come un furto di benessere al Paese;

h) c’è poi un problema con 5 milioni d’immigrati nel nostro paese, in assenza di un’espressione dei cittadini che dicano la loro su un qualcosa che radicalmente ha cambiato il volto e le abitudini della Nazione.
Tutti questi aspetti rendono strutturale la crisi.

La previsione

Si pensa a un calo di fatturato nell’ordine di quanto già sofferto nel primo trimestre del 2009, solo che in questa occasione non sarebbe per qualche mese, ma per un anno pieno se non 18 mesi. Il motivo per un così lungo lasso di tempo, risiede nel cambio di politica negli USA con un nuovo presidente e altrettanto in Francia e Germania. La ventata di nazionalismo occidentale, che deriverebbe dalle nuove cancellerie, dovrebbe fermare l’invasione di merci cinesi, invertendo i flussi di delocalizzazione quindi un recupero di posti di lavoro oggi disoccupati.

I dati rilevati

A luglio si è registrato un crollo nel tessile e un forte rallentamento per auto ed elettrodomestici (quest’ultimo è il secondo settore manifatturiero del paese). In completa controtendenza i beni strumentali, macchinari e attrezzature. Come a dire che la crisi c’è, ma non per tutti. Senza dubbio ci sono anche le soluzioni, ma che vanno studiate azienda per azienda. Buon lavoro.

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