Il problema non consiste nel calo del PIL, sul quale s’invita la Nazione e tutti i commentatori a “disinteressarne”, ma l’INDEBITAMENTO SULLO STESSO PIL.
Un concetto di questo tipo è stato già pubblicato con lo studio qui segnato a riferimento:
In TV s’accenna con “spavento” al differenziale con i titoli di Stato tedeschi, detto in lingua straniera “spread“, pari a 270 punti base.
La vera osservazione sarebbe un’altra. Come mai il differenziale, che indica la prossimità al fallimento della Nazione, oggi è solo a 270 punti?
Si rammenta che questo differenziale indica la probabilità di fallimento del debito sovrano di un Paese. L’Argentina fallì su 770 punti base.
Per fallire, il debito pubblico deve oltrepassare la soglia del 150% sul PIL, infatti gli argentini raggiunsero nel 2001 il 155%.
I greci, con tutto il sostegno della UE, dovettero raggiungere il 183% d’indebitamento sul PIL per fallire.
Con questi dati l’Italia è già fallita, perché come titola il quotidiano “La Repubblica” oggi 22 aprile siamo al 155-160% d’indebitamento sul PIL.
In queste condizioni il differenziale con i titoli tedeschi (quelli che non falliscono) è solo a 270? E’ chiaro COME SIA sottostimato!
Lo “spread” d’oggi dovrebbe oscillare tra i 550 e 600 punti base.
Osservando il nostro paese, da questo punto di vista, si capisce la resistenza della Ue a finanziare una Nazione capace di portarsi dietro, nel suo fallimento, l’intera l’Unione.
Il problema non è finanziare l’Italia, ma tagliarla fuori dal sistema monetario unificato, per evitare il contagio finanziario.
Quanto scritto qui scandalizza tutti, perchè si spiega ciò che ogni persona sa ma non vuole ammettere.
Sicuramente la politica dello struzzo non giova, anche perchè il Giappone ha un’indebitamento sul PIL del 267% senza fallire.
A questo punto il problema passa alla forza e stabilità politica. L’Italia ha un tizio non eletto da nessuno che fa il Presidente del Consiglio; è tutto dire.
Vuol dire che in era di fallimento dello Stato, la soluzione è politica più che contabile. Dateci un nuovo De Gasperi eletto dalla Nazione.
Renzo De Felice e la sua opera. Prof Carlini