Il marketing in pillole per imprenditori che non hanno tempo per studiare come vorrebbero. Quanto rende la pubblicità? Le regole di marketing
Il marketig in pillole esprime una raccolta di lezioni svolte ad imprenditori che vorrebbero studiare ma non ci riescono. Uno dei punti focali dell’intero corso è il piano di marketing. Infatti prima di scrivere un piano serve capire il tipo d’impresa (se padronale o di mercato). Non solo ma anche se si vogliano usare concetti di marketing o di sociologia dei consumi (produrre per il mercato imponendo un prodotto o raccogliere i bisogni a cui rispondere).
Attualmente, nelle imprese, prima di decidere sulla forma e intensità della pubblicità da lanciare sul mercato, non viene redatto un piano pubblicitario. Questo piano deve saper esprimersi nei termini di ritorno sul fatturato della campagna di pubblicità. Il problema nasce quando si cercano i termini con cui calcolare l’eventuale ritorno.
Per ovviare a questo problema vanno chiariti alcuni passaggi.
Colui che propone “della pubblicità”, se professionalmente serio, indica dei ritorni oscillanti tra un minimo e un massimo, a seconda del tipo di mezzo impiegato. Un volantinaggio, ad esempio, ha una resa diversa rispetto uno spot televisivo o una pagina di una rivista specializzata.
Per studiare i “ritorni” serve dotarsi di una TAM (tendenza annua mobile). La TAM è semplicemente una curva in excel che indica il fatturato conseguito mese per mese, negli ultimi 3 anni. Ne deriva una sintesi che spiega il comportamento stagionale dell’impresa. Va ricordato che le aziende sono persone (giuridiche) con un loro comportamento a tutti gli effetti paragonabile agli umani, quindi anche l’impresa soffre di patologie e nevrosi.
Ecco come il marketing in pillole tradotto in lezioni pratiche aiuta l’impresa.
Infine, in prassi e dottrina si argomenta che a 1 euro di spesa (con infinite variati) dovrebbero ritornarne indietro, sottoforma di fatturato, almeno 17. Tradotto in pratica, spendendo 1.000 euro si dovrebbe avere un ritorno di poco meno che 20.000 euro.
Ogni volta che questo concetto viene espresso suscita un “vespaio” di polemiche, ma una cosa è certa: l’unità di misura può essere contestata nel suo importo, ma non nel segnale di spesa-ritorno che impone.
n serio professionista pubblicitario include la TAM per cui:
– si parte sempre da qualche punto sulla curva per ragionare. Solitamente prima del minimo di TAM si introduce una campagna pubblicitaria. Nel caso il minimo è gennaio, conviene partire a fine dicembre, mentre per agosto è utile portarsi su settembre;
– una buona resa è a 60-90 giorni, senza disprezzare l’exploit radiofonico;
– ogni euro speso in pubblicità deve avere dei ritorni in fatturato.