Il dispiacere nella perdita di vite umane. Prof Carlini

Il dispiacere nel constatare che non ci sono più un numero ingente di persone storicamente motivate. Mi spiego. In Giappone come in Germania, all’atto della fine della guerra, un numero importante di persone si è tolta la vita. Perchè?

Perchè oltre la vittoria o sconfitta, tanti civili o soldati, non sono stati capaci d’andare oltre?

Una risposta potrebbe essere riconducibile all’ideologia.

Non esiste un futuro, un domani per chi vive d’ideologia.

Questa è una prima risposta che si trova ragionarci sopra. Una cosa è certa però, la perdita di tante vite per atto di suicidio alla sconfitta, ci priva del perchè. Il dispiacere in questo caso è grande e smuove non solo l’aspetto umano, ma anche quello scientifico di comprensione. L’assenza di questi fedelissimi ci priva della capacità di capire come sia accaduto un fatto storico.

Non si tratta di curiosità scientifica e storica, ma d’analisi profonda.

Mentre uccidere in battaglia ha un senso nella difesa della Patria e dei valori nei quali si vive, la guerra civile ideologica è diversa. Il pensiero corre all’atrocità commesse dai partigiani in Italia, alle foibe la cui responsabilità è a carico dei comunisti e quindi a quelle sofferente in Russia    dove i comunisti sono stati pesanti.

Il pensiero corre anche a 6 milioni d’ebrei che NON sono stati uccisi in combattimento.

L’assenza di molti nazisti suicidi (purtroppo) ci toglie la possibilità di capire perchè avvengono i genocidi. Nel senso del perchè sono giustificati a livello privato d’individuo, di cittadino e persona. Ecco il dispiacere, grande, nel non poter più contare su queste persone che hanno creduto, sostenuto e si sono tolte la vita!

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