Il cambio della merce acquistata con restituzione del denaro nella forma del pagamento avvenuto, è atto di civiltà. Vuol dire che il cliente, con scontrino e merce al seguito, gode di un certo numero di giorni dall’acquisto, negli Stati Uniti, per restituire quanto non apprezza. In pratica l’acquisto sbagliato è considerato possibile dal negoziante statunitense.
In realtà la posizione dei commercianti italiani è sbagliata. Lo è nella misura in cui nega fiducia al consumatore a priori. Ne consegue un rapporto di dare-avere pronto ad essere tradito dal primo Amazon di turno. Infatti la migrazione del cliente verso mostri mediatici come appunto l’Amazon, ha anche una spiegazione di vendetta. Ci si vendica del commerciante considerandolo un surplus nel rapporto produttore-consumatore.
Da una situazione sostanzialmente conflittuale come se ne esce? E sopratutto potrà salvarsi il commerciante dallo schiacciamento in atto e accelerato in era globalizzata?
Indubbiamente serve un nuovo modello comportamentale tra commerciante e cliente. Nella storia (1929) c’è stato un New Deal (nuovo accordo) e ha avuto successo. Dovremmo trovare anche in quest’epoca di grave incertezza, un qualcosa che leghi nuovamente il cliente al negozio di quartiere.
Il nuovo accordo non può non considerare il refund da acquisto non gradito dal cliente. Potranno anche esserci abusi MA NON IMPORTA, il sistema di accordo cliente/commerciante regge anche questo.
Chi non accetta queste regole può chiudere.
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