Ikea, non è un marchio desiderato per chi desidera mobilia che duri nel tempo. L’Ikea è per qualcosa che serve nel momento e che si consuma nell’uso. E’ vero, ho una cassettiera da 20 anni in casa di questo marchio, ma è ridotta a un cencio. Con questo pensiero negativo e diffidente verso il prodotto, sono comunque entrato in un negozio Ikea giusto per guardare qualcosa e fare una passeggiata. Non si può sempre dire “no” nella vita.
E’ iniziata così una passeggiata guardando il più e il meno tra scelte diverse su mobilia di casa e per l’ufficio.
Quest’ispezione al prodotto e al negozio ha finito per nauseare profondamente ogni forma d’interesse. Perchè?
- il negozio applica un ossessivo bombardamento sulla salvaguardia dell’ambiente con frasi cretine e sulla bocca di tutto. Salva l’ambiente, proteggilo, verde e menate varie! O che tormento.
- non è finita. Quanto veramente porta al rigetto del prodotto e della scelta imprenditoriale, riguarda la forzatura sulle coppie miste in termini di razza e cultura. Questo insistere su lei occidentale e lui arabo d’importazione-emigrato clandestino, che dovrebbero formare una coppia porta alla mancata identificazione nel marchio e prodotto.
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Basta ideologizzare il consumo perchè la conseguenza è semplice: il calo delle vendite.
- Evidentemente il negozio non ha un interesse specifico alla fatturazione quanto alla propaganda e ideologizzazione di parte, una parte tra le scelte possibili. Possible che un marchio così grande non si renda conto d’essere scivolato sulla classica buccia di banana?
- Il paragone con il Putin è immediato. Entrambi, sia l’Ikea sia il Putin, non guardandosi intorno puntano diritto come dei tori insanguinati verso un loro obiettivo che poi li logora fino a sfiancarli.
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Interessante questo caso di suicidio commerciale. Probabilmente è destinato a fare scuola sul quanto non fare se si volesse restare sul mercato.
- Addio Ikea, di teppisti da strada ce ne sono parecchi, di te non sentiremo la mancanza.
Made in China? No I can’t buy it. Prof Carlini