I vantaggi del commercio internazionale, quelli insegnati correntemente in economia internazionale sono da prendere con le pinze perchè non considerano la variante culturale.
Tutta l’economia ha completamente e volutamente dimenticato gli aspetti politici, religiosi e culturali, appiattendo ogni aspetto a formule di matematica.
Ecco perchè la realtà è profondamente diversa dai conteggi che s’insegnano agli studenti nelle nostre aule d’economia!
Per spiegarsi un esempio:
- un’ora di lavoro come costo industriale in Germania è pari a 32 euro;
- in Italia lo stesso costo del lavoro ammonta a 26 euro;
- in Cina a 5 dollari (era precedentemente 2).
Quale confronto è possibile tra merce che è stata prodotta a 5 dollari contro quella realizzata con 26 o 32 euro/ora?
Bastano questi elementi per smontare completamente la teoria che insegnano come “economia internazionale”.
La conclusione è che i vantaggi del commercio internazionale non sono automatici e vanno inseriti nel rispetto delle diversità culturali. Mi spiego. Un confronto corretto è in ambito Ue tra stati culturalmente omogenei. Nella stessa “Unione” (molti dubbi ci sono sulla tenuta del sistema comunitario) il confronto tra Germania e Romania o anche Polonia assume dei contorni paradossali. Estendendo il ragionamento all’Italia con Turchia, Tunisia, Albania etc, crolla un’intero sistema di comparazione che non poteva restare.
Vuol dire che ogni Paese deve:
- puntare alla sua autonomia, smettendo di lasciare che siano i cinesi a fabbricare le mascherine in era pandemia (ad esempio);
- oltre all’autonomia, la specializzazione è sana, ma in questo caso il confronto va realizzato tra aree economicamente, politicamente e culturalmente omogenee;
- la delega produttiva ad un Paese non compatibile per cultura e valori (ad esempio la Cina con l’Europa) genera disoccupazione e tensione sociale nel più ricco;
- finché l’economia (macro, micro, internazionale) resta limitata ai propri ambiti dottrinali, non riuscirà mai a descrivere la realtà. Infatti gli ultimi 4 premi Nobel all’economia sono stati assegnati a psicologi comportamentali.
Made in China? No I can’t buy it. Prof Carlini