Giornalismo e malafede strutturale. Prof Carlini

Giornalismo e malafede, vuol dire che si sono mischiati due lavori diversi. Il giornalista è colui che riporta le notizie, le commenta in forma strutturale spiegandole ai lettori. Quest’azione di spiegazione non può e mai essere indirizzata verso un obiettivo ben preciso. L’imparzialità del giornalista rappresenta un valore per la notizia.

Oltre al giornalista, imparziale arbitro tra le notizie e i contendenti, ci sono i teppisti, ovvero i politici, che lottano per le rispettive bande. Chi di sinistra tira l’acqua al suo mulino, così la destra e via dicendo. Al politico non si chiede imparzialità ma VISUALI, grandi punti di vista nei quali credere oppure no.

Si tratta di due mestieri diversi.

Troppo spesso, nella società moderna e in particolare quella che vorrebbe essere post-moderna, il giornalista NON E’ COLUI CHE SPIEGA, MA INDOTTRINA RUBANDO IL MESTIERE AL POLITICO O PEGGIO PONENDOSI AL SUO SERVIZIO. Questa categoria di “giornalisti” dovrebbe perdere il posto di lavoro. Va ritirato il tesserino di giornalista al venduto. Unica scappatoia per essere teppista tra i teppisti, militare in un giornale schierato politicamente. Quelli che scrivono per la stampa di parte, sono faziosi e limitati alla visuale che li contraddistingue. Con questi soggetti dediti al giornalismo, non c’è nulla da fare, almeno non fanno male a nessuno. Se li si conosce li si può evitare.

Chi non si sente di sinistra evita il giornalismo della Repubblica, La Stampa, L’Unità etc.

Alla RAI ci sono tre canali che sono stati lottizzati dai partiti: perchè accadono queste cose? Nel momento in cui la RAI gode del canone NON PUO’ ESSERE DI PARTE. In tal caso va decurtato o cancellato il canone.

O la RAI diventa un organo d’informazione oggettivo che educa lo spettatore, oppure chiude i battenti con risparmio da parte della popolazione.

Giornalismo e malafede hanno una scuola: la RAI.

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