Frettolosa elaborazione di un lutto non sofferto, quello italiano, per suoi concittadini deceduti, che solo fino ad oggi, contano 15mila persone.
15.000 morti; qualcuno se ne rende conto?
Spesso in TV si sentono titolo di genere: stare a casa a Pasqua e anche il 1° maggio come se fosse una rinuncia.
Rinuncia a cosa?
A Pasqua basta un colpo di telefono per salutare i familiari, a volte non si usa neppure la voce inviando semplici quanto banali messaggi d’internet.
Per quanto riguarda il 1° maggio c’è forse qualcosa da festeggiare? In genere si parla della festa del lavoro; certo, quando il lavoro c’è!
Nella fretta della ri-partenza o affanno nell’affermare che “va meglio”, viene sempre SISTEMTICAMENTE sorpassato/accantonato un dato di fondo: 700 morti al giorno (poco più, poco meno).
Da questo atteggiamento voluto e spacciato in ogni TG, emerge una frettolosa elaborazione di un lutto che non c’è stato, spezzando il legame con i nostri deceduti.
E’ vero sono morti, ma non è caduta la loro presenza viva in casa e nella nostra storia, perchè sono scomparsi tutti insieme in appena 40 giorni.
Il lutto si elabora progressivamente confrontando la normalità della quotidianità con la perdita subita del caro.
Quando la normalità è “anormale”, si perde il confronto tra quanto si dovrebbe elaborare mantenendo tutto dentro alla sensibilità.
Mancando gli estremi per convertire la morte, che dovrebbe essere eccezionale, con la vita che comunque scorre, si stratifica un sentimento d’odio o di maggiore distacco dalla comunità.
Questo “odio/distacco” dalla società, rea del disinteresse alla morte di un numero importante di concittadini, come si tradurrà in voto politico?
Al termine di un conflitto, in ogni Nazione, cambia sempre il Governo in carica, si ricordi, ad esempio, la Gran Bretagna con Winston Churchill nel 1945.
L’attuale Governo italiano, che è certamente non adeguato alle necessità, ma molto attento alla sua “popolarità” si è reso conto della frettolosa elaborazione del lutto ed è corso ai ripari.
Si tratta delle ultime celebrazioni pubbliche di commemorazione ai caduti.
Non so se quest’accorgersi in extremis dell’imponente numero di morti, possa assolvere questo Governo, certo non aiuta la pressione lanciata dal messaggio mediatico nella “sofferenza” del vivere in casa la Pasqua e la festa dei lavoratori.