Fallimento delle finanze pubbliche, quando e come può fallire uno Stato?
Quale diretta conseguenza della crisi da pandemia di polmonite cinese, lo Stato italiano si avvia al fallimento. Vuol dire che esaminando le diverse dinamiche già osservate in altri stati, anche l’Italia è nella stessa prospettiva. Perchè tale ragionamento sia evidente (per quanto non apertamente discusso) è necessario esaminare una successione di dati che sono:
STATO indebitamento sul PIL in percentuale livello di deficit sul PIL
Argentina raggiunto il 290% nel 2001 6,4%
Grecia raggiunto il 175% nel 2012 12,7%
Giappone raggiunto il 238% nel 2018 3,8%
Italia raggiunto il 160% nel 2020 4,0% (stima)
Come noto gli accordi per restare nell’area della moneta unica prevedono un 3% d’indebitamento autorizzato. Tale limite si è deciso, in ambito UE, che sia adattato alla situazione.
L’Italia era al 132,4% d’indebitamento sul PIL nel marzo 2018 quando si votò l’attuale esecutivo.
Come al solito è difficile dire che lo Stato Italiano fallirà! Certamente il superamento della soglia del 150% indica un punto di non ritorno. Vuol dire che l’onere del debito (il pagamento degli interessi sul debito) è tale da non consentire l’assorbimento/estinzione di quote del debito già esistenti.
L’interesse sul debito (onere) è stato sino ad ora artificialmente compresso al ribasso, grazie alla BCE e al suo QE (quantitative easing). Tradotto vuol dire che con la stampa di carta moneta (come se fosse una tipografia) l’autorità monetaria centrale ha disposto l’automatico acquisto dei titolo di stato italiani. Questo meccanismo, che modifica profondamente gli equilibri di mercato, drogando al ribasso la remunerazione dei titoli di stato, sarà sufficiente per evitare il fallimento delle finanze pubbliche italiane?
Renzo De Felice e la sua opera. Prof Carlini