Equazione dei salari nell’ambito del mercato del lavoro. Questo è un argomento che fa soffrire gli studenti. Il motivo risiede nel fatto che i diversi testi di Macroeconomia, anzichè spiegare in chiaro il concetto, lasciano che sia l’intuito dello studente ad agire più che la chiarezza dello scritto. Su questa procedura non concordo a meno che la lezione non venga svolta in diretta alla presenza del docente.
Nasce a questo punto una divaricazione tra spiegazioni: quella scritta sul testo che dev’essere chiara e un’altra (in DAD) per slide. L’una non annulla l’altra integrandosi.
L’equazione per calcolare i prezzi è nota:
W/P = 1/1+m
Vuol dire che il salario reale corrisponde a un rapporto inverso con “m” che rappresenta il ricarico del datore di lavoro sul salario dato/concesso al lavoratore. Graficamente, al crescere di “m”, (ricarico, chiamato anche markup in inglese) il salario reale (W/P) scende. Si osservi per questo la grafica predisposta.
Chiarito il rapporto inverso tra salario reale ed “m” si passa ora al calcolo del salario vero e proprio.
W/P = a diversi valori (3 in tutto) che sono:
A) un valore costante, ovvero una cifra (0,5 come 0,6 o 0,2) che indica il salario minimo al di sotto del quale è illegale. Ogni anno, ai primi di gennaio, l’INPS indica la soglia al di sotto della quale il calcolo dei contributi (oneri sociali) è illegittimo, quindi segnala il minimo salariale. Minimo che non corrisponde al pagamento del dipendente, che può essere inferiore, ma IL MINIMO COME BASE DI CALCOLO DEI CONTRIBUTI.
B) MENO la sensibilità alla disoccupazione. Si tratta anche in questo caso di un numero moltiplicato per “u”. Dati che solitamente sono forniti dal testo dell’esercizio.
C) Sommata la “z” che indica la variabile istituzionale (il peso della legge sul rispetto dei contratti e anche, non solo, la pressione sindacale).
Per qualsiasi dubbio basta scrivere: il prof.
NEL GUARDARE LE GRAFICHE CI SI SCUSA DI ALCUNI ERRORI DI SCRITTURA CHE NON CAMBIANO IL SENSO.
Qui è stato scritto “para” anzichè pari (ultima riga dell’appunto)
qui è stato scritto 2 volte “scende”, ne bastava una.
Al termine di questo studio è chiaro che l’equazione dei salari si ripartisce in 2 ambiti di calcolo diversi le cui formule sono note.
Potrebbero esserci dubbi su quando usare una al posto dell’altra. Questo è il tema del prossimo studio pubblicato in questo sito. Il prof